Dodicimila assenti al giorno. Poste verso la tolleranza zero. Malato o giustificato quasi il 10% dei dipendenti. Caio prepara un piano coinvolgendo i sindacati

Che figura ci fa una società che si quota in Borsa nel rivelare ai suoi investitori che ha 12mila dipendenti che ogni giorno non vanno a lavorare? Do-di-ci-mi-la dipendenti sono moltissimi di più rispetto alla totalità degli assunti della stragrande maggioranza di tutte le società quotate sulla piazza di Milano. A farsi la domanda sull’effetto che fa un’azienda con un tale tasso di assenteismo è stato Francesco Caio, che già nel piano strategico 2020 di Poste Italiane aveva promesso una particolare attenzione su questo problema. Con l’avvicinarsi della privatizzazione adesso però serve un passo più veloce e per questo l’amministratore delegato sta per annunciare un progetto che prevede “tolleranza zero” per chi non timbra con un valido motivo il cartellino. Un progetto che – un po’ a sorpresa – avrà nei sindacati l’alleato maggiore, valorizzandone il ruolo strategico nell’intero processo di crescita del gruppo.

NUMERI IMPRESSIONANTI
La cifra dei dipendenti postali assenteisti al momento fa impressione. La media di dodicimila impiegati che non si presenta al lavoro ogni giorno – su un totale di 140mila addetti – non è distante da quella dei maggiori gruppi postali europei. Ma in ogni caso si tratta di un’enorme quantità di personale assente, con un’inevitabile ricaduta sulla qualità dei servizi e sui conti della società. Il settore più coinvolto da queste assenze di massa è quello logistico e dei recapiti postali, in particolare nel settore pacchi. Perché gli addetti non si presentano? In maggioranza per malattia, ma in molti casi anche per permessi di varia natura accordati nel rispetto della normativa per maternità o assistenza ai familiari. Una situazione che si trascina da anni, in un sostanziale tacito assenso di tutti, a partire dall’azienda. Col passaggio della quotazione questa abitudine però non può continuare. Così come non è più possibile accettare che i servizi siano affidati a moltissime unità di personale ritenuto idoneo per quelle specifiche mansioni, ma poi in realtà non idoneo affatto.

IL NUOVO STANDING
Nel piano che Caio sta per presentare una gran parte di questo personale sarà impegnato sfruttando meglio le opportunità commerciali originate dallo sviluppo dell’e-commerce che anche in Italia sta vivendo una fase di espansione. La riorganizzazione del personale secondo una logica che Caio ha definito semplicemente “della persona giusta al posto giusto”, insieme al miglioramento complessivo del servizio di pacchi e logistica, accentueranno il trend dei conti nel settore, che solo di recente è uscito da un profondo rosso. Una lotta senza quartiere all’assenteismo ingiustificato e alle abnormi collocazioni di lavoratori inidonei in servizi chiave sono perciò partite chiave – spiega il piano dell’amministratore delegato – per ristabilire una cultura aziendale coerente con lo standing internazionale che Poste italiane assumerà con la quotazione sul mercato.