Dopo averli bastonati, Renzi chiede aiuto ai leader della minoranza. Con sei mesi di pace nel Pd in cambio di nulla

Un patto. Con cui Matteo Renzi chiede l'appoggio totale, senza polemiche, fino al referendum. In cambio offre generiche promesse.

Un patto fino alla fine dell’anno. Con cui Matteo Renzi chiede l’appoggio totale, senza polemiche, fino al referendum sulle riforme. Offrendo in cambio delle generiche promesse, oltre alla garanzia di celebrare il congresso entro i primi mesi del 2017 e al Senato elettivo. “Dopo il referendum manteniamo gli impegni presi, la discussione non esiste”, ha scandito. Ma non sembra aver convinto tutti gli interlocutori. Anzi. “Un monologo con qualche imitazione”, ha definito il discorso Gianni Cuperlo.

All’assemblea dei parlamentari del Partito democratico, il presidente del Consiglio e segretario del Pd ha parlato chiaro alla minoranza dem. Facendo bene i suoi calcoli “Facciamo sei mesi a testa bassa, anzi a testa alta perché abbiamo tutto il diritto di stare a testa alta con un lavoro costante sul territorio giocando all’attacco e non di rimessa o a catenaccio”, ha affermato. “Non dico che serve una tregua interna. Ma occorre parlare al Paese, io farò solo questo”, ha ribadito. “È il momento di tornare nelle piazze, di guardare in faccia le persone, di andare dalla gente non con un atteggiamento remissivo e rinunciatario”, ha ricordato ai suoi. Lanciando poi un affondo a Movimento 5 Stelle e Lega: “Fuori da noi non c’è una alternativa di un movimento democratico significativo e importante, fuori ci sono dei garantisti a giorni alterni che giocano con le istituzioni sulla base di email dello staff. O, dall’altra parte, quelli che ci devono ancora spiegare dei diamanti in Tanzania, delle lauree comprate in giro nei Paesi europei o se sulla sanità lombarda sono convinti di aver fatto tutto bene”.

Cuperlo, uno dei più critici della sinistra dem, ha lasciato intendere di non voler sotterrare l’ascia di guerra: “Da Renzi non ho sentito questa sera un appello alla mobilitazione sulle amministrative, che sono invece la priorità. Avrei voluto sentire un impegno maggiore per quell’appuntamento, anche perché giugno viene prima di ottobre”. La critica all’intervento del segretario è stata forte: “Ho sentito un lungo monologo corredato anche da qualche imitazione. Se uno voleva trascorrere la serata anche con momenti di divertimento, andava bene”. E, giusto qualche minuto prima, Pier Luigi Bersani – ospite a Otto e mezzo su La7, ha elogiato Roberto Speranza, possibile candidato alle primarie della minoranza del partito. “Io non battezzo nessuno. Ma penso che sia di serie A sia dal punto di vista della cultura politica sia dal punto di vista del rigore, della moralità e della competenza. Non son cose da buttar via”.