Dopo due anni Amatrice è ancora sotto le macerie. Ricostruzione a rilento: gli enti attendono ancora 231 casette

Sono le 3,36 del 24 agosto 2016. Tutti dormono quando la terra trema nel Centro Italia, raggiungendo una magnitudo di 6.0. Le zone di Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto, Visso vengono devastate. Rase al suolo. Quella scossa provoca la morte di 299 persone. E altre ne seguiranno in quei mesi, distruggendo altri centri cittadini unici, come Castelluccio di Norcia. A due anni di distanza, però, quello che resta è solo una distesa di macerie. Sono i dati raccolti da Legambiente a rappresentare, meglio di qualsiasi racconto, l’inquietante scenario. Sul fronte del recupero delle macerie pubbliche, sono 1.077.037 (40%) le macerie pubbliche che, al 31 luglio 2018, risultano essere state rimosse nelle quattro regioni (Abruzzo 12% macerie raccolte, Marche 43%, Lazio 39% e Umbria 72%) su un totale stimato di 2.667.000 tonnellate. Il principale motivo dei ritardi è dato dal tempo occorso per far partire la macchina. Legambiente ricorda che a maggio 2017, a dieci mesi dal primo sisma, era stato raccolto solo il 4% di macerie. Ha pesato la mancanza di pianificazione preventiva, visto che ci sono voluti mesi per individuare e autorizzare siti temporanei idonei a conferire le macerie. Un esempio su tutti: in Abruzzo il sito presso la Cava di Mozzano a Capitignano è stato reso operativo solo ad aprile 2018. In Umbria solo il 20% delle 70mila tonnellate di inerti finora è stato utilizzato dai Comuni. Nelle Marche le imprese a cui vengono conferiti gli inerti sono a rischio saturazione, se non si sollecita e si organizza la domanda di aggregati reciclati nella ricostruzione.

Scuole a pezzi – Ci sono, poi, i ritardi accumulati per la consegna delle casette. Al 22 agosto 2018, stando agli ultimi dati riportati sul sito della Protezione civile, sono ancora 231 quelle che devono essere consegnate ai sindaci di 10 Comuni. Ma nel report Legambiente ricorda che potrebbero essere molto di più le soluzioni abitative che non sono state consegnate alle famiglie: la Protezione civile avverte, infatti, che la consegna delle Sae (Soluzioni Abitative d’Emergenza) al sindaco non vuole necessariamente significare che le case siano state consegnate alle famiglie. Senza dimenticare, ancora, i ritardi nella ricostruzione degli edifici scolastici. Nonostante in questi anni con le tre ordinanze (14 e 33 del 2017 e la 56 del 2018) siano stati previsti interventi di riqualificazione o nuove edificazioni per ben 235 edifici scolastici, sembrano tuttavia ancora lontani i tempi di realizzazione visto che la maggior parte dei cantieri sono ancora in fase di progettazione o di attuazione. In particolare, delle 21 scuole individuate con la prima ordinanza e da realizzare entro l’anno scolastico 2017-2018, ne sono state ricostruite solo tre (a Fabriano, Amatrice e Crognaleto).

Le ragioni di un disastro– Inevitabile, a questo punto, la domanda: di chi la colpa? Della burocrazia e di un sistema che, evidentemente, non funziona. Eloquente il commento di Gianluca Pasqui, sindaco di Camerino: “Le deroghe valgono solo per l’affido dell’incarico, ma dal punto di vista amministrativo tutto si è complicato: le amministrazioni sono tenute a rendicontare al ministero dell’Economia, all’Authority Anticorruzione e alla Regione. E tutte queste pratiche sono diverse le une dalle altre. Così tutto si triplica”. Secondo Andrea Liberati, consigliere regionale in Umbria, “l’elefantiasi burocratica sta facendo crescere le spese per i soggiorni negli alberghi che si sono prolungati, con costi spesso di gran lunga superiori alle riparazioni stesse”.