Dopo l’amico di Renzi Airbnb si affida alla lobby Mondadori. E Panorama difende la società americana

Dopo il lobbista di area renziana si passa alla società di lobbying con addentellati nella stampa. Ecco perché Airbnb si è avvicinata a Mondadori.

Dopo il lobbista di area renziana si passa alla società di lobbying con addentellati nella stampa. Oltre a quella istituzionale, del resto, la copertura mediatica è particolarmente ambita, soprattutto quando su una società si accendono diversi riflettori. E l’Italia, come del resto diversi paesi europei, sta poggiando la lente d’ingrandimento su Airbnb, il super affittacamere americano che viene visto come fumo negli occhi da un’altra lobby di non poco conto, quella degli albergatori. Dietro al portale, sul quale vengono messe in contatto persone che cercano alloggi o camere per le loro vacanze, si temono operazioni in nero. Naturalmente Airbnb, che in Italia riscuote grande successo, sta sguinzagliando tutta la sua potenza lobbistica per professare la correttezza del suo operato. O per far presente che in certi casi viene strumentalizzato da operatori disonesti.

L’ULTIMA MOSSA
Ad ogni buon conto in questi giorni si sta facendo notare un articolo pubblicato sul settimanale Panorama (Mondadori), dal titolo “Airbnb sotto attacco”. Espressione che già da sola parrebbe denotare una sorta di difesa. Dopo aver ricordato le città europee che stanno facendo accertamenti, lo stesso articolo prima spiega che ci sono realtà (come San Francisco) per le quali Airbnb è addirittura diventato “indispensabile”; poi aggiunge che ormai “esistono anche città che accolgono Airbnb a braccia aperte”. Per esempio “a Rio è partner ufficiale dei Giochi Olimpici”. Mentre “a Londra, Lisbona, Amsterdam o in Lombardia, dopo i problemi iniziali, la sintonia con le autorità è perfetta”. Il tutto grazie alle amministrazioni, che “hanno semplificato la burocrazia”. Insomma, ne esce un’immagine più che positiva del portale a stelle e strisce. Se si scava un po’, però, si scopre che la principale società di lobbying, che a quanto risulta segue Airbnb in Italia, è la Cattaneo Zanetto. E che nell’advisory board della stessa Cattaneo Zanetto siede Giorgio Mulé, il direttore di Panorama. Non proprio una posizione da manuale, verrebbe da dire. Così come non proprio da manuale è la “trasparenza” della società di lobbying. Contattato da La Notizia per avere dettagli sul rapporto con Airbnb, Paolo Zanetto (uno dei partner) ha spiegato che “noi non rilasciamo informazioni sui clienti”. E qual è, se possibile, la ratio di questa decisione? “Una questione di stile, non ci sono dietro troppi ragionamenti”.

SILENZIO ASSOLUTO
La stessa domanda viene allora posta alla controparte, ossia Airbnb, ma la musica non cambia. “Noi non diamo questo tipo di informazioni, per una questione di stile”, ha fatto eco Alessandro Tommasi, da qualche mese public policy manager di Airbnb. Ma a questo punto non sarà assenza di stile ricordare come lo stesso Tommasi fino a non molto tempo fa lavorasse proprio per Cattaneo Zanetto. Quanto a al coinvolgimento di Mulé nella società di lobbying, già il 27 marzo del 2014 il direttore di Panorama spiegava a La Notizia che “non c’è nulla di segreto, è tutto trasparente, si tratta solo a uno scambio di esperienze internazionali che mi interessano molto”. Tra l’altro, aggiungeva, “ho rinunciato a percepire qualsiasi compenso che mi potesse rendere ricattabile. Non come molti colleghi giornalisti che conducono serate in giro per l’Italia e che percepiscono denaro”. Di sicuro Airbnb le sta provando tutte. Qualche tempo fa ha commissionato un report “difensivo” alla società Sociometrica, guidata da Antonio Preiti, già capo delle relazioni internazionali del comune di Firenze, con Matteo Renzi sindaco.