Dopo Letta e Alfano arriva Casini: la Dc è rifatta

di Filippo Conti

Una lista unica alle elezioni europee sotto il segno del Ppe. Questo è il progetto di Silvio Berlusconi per il voto della primavera prossima. Di questo il Cavaliere ha parlato mercoledì a pranzo con Mario Mauro. Il ministro della Difesa gode di parecchia stima a livello europeo per i suoi anni passati a Bruxelles. E Berlusconi vuole tornare a riallacciare un rapporto con lui, dopo il suo addio al Pdl e mesi di gelo. L’incontro, però, ha avuto anche un altro obbiettivo. Tastare il terreno su Forza Italia. Gli europarlamentari tedeschi, infatti, stanno facendo filtrare la notizia che la signora Merkel ha escluso l’ingresso della nuova Forza Italia nel Ppe. “Un nuovo partito berlusconiano a trazione estremista, dominato dai falchi e senza l’area moderata, non entrerà mai nel partito popolare. A Bruxelles lo sanno tutti. E questo per il Cavaliere sarebbe un grande problema”, racconta l’europarlamentare ex finiano Potito Salatto.
Per questo il Cav ha bisogno di riallacciare con Mauro. Il quale, invece, è un punto di riferimento importante del Ppe tra Bruxelles e Strasburgo. A quanto si apprende, però, il ministro della Difesa non ha potuto far altro che confermare questa voce al Cavaliere. “Silvio, se rifai Forza Italia senza Alfano e le colombe, puoi scordarti l’ingresso nel Ppe”, l’ha avvertito il ministro. Per questo motivo Berlusconi ha rilanciato: nessun nuovo partito (per ora), continuazione con il Pdl e liste comuni alle elezioni con Scelta civica. Che ieri ha visto l’addio di Mario Monti alla presidenza proprio in polemica con Mauro. Addio deciso da una parte per l’ intenzione di Mauro di aprire ad alleanze “con forze che hanno valori e visioni differenti” (ovvero il Pdl) e dall’altra per “l’incondizionato appoggio del ministro della Difesa al governo”, mentre il Professore vuole dare un sostegno “condizionato dai risultati”.

La palla ora passa a quel che rimane del centro. Casini compreso. Che però non ci tiene a tornare, seppur solo in Europa, sotto il cappello del Cav. Ma l’Udc è talmente malmessa nei sondaggi che alla fine Pierferdy potrebbe fare buon viso a cattivo gioco. Alfano, Mauro e Cesa ieri hanno partecipato a un convegno su ‘La sfida dei popolari italiani per l’Europa politica’. Segno che al centro ci si annusa, si dialoga, si tesse una tela che al momento giusto potrebbe risultare decisiva per mettere in campo un nuovo progetto politico. Progetto che, se invece ci sarà la rottura tra Pdl e Forza Italia, potrebbe riunire tutta l’area moderata senza il Cavaliere.

Il vicepremier, poi, è andato a Palazzo Grazioli con gli altri ministri pidiellini. “Berlusconi è stato molto pacato, ha ribadito la necessità di tenere unito il partito e di garantire il proseguimento del governo. E ha usato toni morbidi anche nei confronti della legge di stabilità. La tentazione di far cadere l’esecutivo al momento è archiviata”, racconta una fonte vicina alle colombe. Poi il Cav ha ricevuto Raffaele Fitto. Il quale si sta muovendo con astuzia: è il rappresentante dei falchi, ma con modi e toni ben diversi da quelli di Verdini e Santanché. “Il problema di Berlusconi è che cambia idea a seconda dell’interlocutore di turno”, raccontano dal Pdl.

Lunghi coltelli
In realtà, la situazione non è così rosa e fiori come la raccontano i dissidenti. Nonostante Fitto abbia fatto sapere che “la legge di stabilità non sarà usata come strumento per la lotta interna del partito”, la guerra dentro il partito è totale e a tutto campo. Una notte da lunghi coltelli permanente. Dove ognuno è pronto a pugnalare il collega alle spalle. Così in Parlamento l’aria è sempre più insopportabile, di sospetto reciproco. Con i falchi che non hanno assolutamente mollato il colpo. Il loro obbiettivo resta quello di far fuori Alfano, con o senza un nuovo partito, e di conquistare il timone del comando.
L’impressione è che fino a quando non raggiungeranno lo scopo, non si fermeranno. Continuando ad aizzare il Cavaliere, con la scusa della giustizia, contro il governo e tutti quelli che ne fanno parte, Alfano in primis.