Due mesi fa l’allarme lanciato dall’Anticorruzione. Nessun controllo e pochi spiccioli per i lavori su ponti e viadotti

Scarsissima manutenzione e controlli minimi. A lanciare l’allarme sullo stato di ponti e viadotti della rete autostradale italiana era già stata l’Anac due mesi fa, con un dettagliatissimo rapporto passato quasi sotto silenzio. L’Authority presieduta da Raffaele Cantone aveva evidenziato che per anni non vi è stato alcun piano di controlli, nell’indifferenza dei diversi Governi che si sono succeduti alla guida del Paese, e che gli investimenti nella manutenzione delle infrastrutture fatti dalle concessionarie avrebbe superato di poco il 2% del budget delle diverse società.

Considerazioni fatte dopo un’indagine avviata all’indomani del crollo del Ponte Morandi. L’Autorità nazionale anticorruzione ha anche scoperto che nella relazione 2016 fatta dal Ministero delle infrastrutture e trasporti, relativamente alle attività nel settore autostradale in concessione, risulta che le aziende hanno investito in manutenzione meno del 90% di quanto previsto. E alla richiesta di spiegazioni, 19 dei 22 concessionari si sono giustificati con l’Anac facendosi scudo di una serie di problemi a cui sarebbero andati incontro, legati fondamentalmente ai mille inghippi di carattere burocratico, norme confuse, competenze divise tra vari enti che non riescono a coordinarsi tra loro e una giustizia troppo lenta, al punto che un ricorso riesce a paralizzare per anni un cantiere.

Difficoltà che non giustificano però gli scarsi controlli e l’aver destinato solo le briciole ai lavori necessari per evitare che ponti e viadotti si trasformino in una trappola mortale. L’Anac del resto ha evidenziato che la spesa per la manutenzione appunto è risultata ammontare “mediamente al 2,2% di quella complessiva prevista dal Piano economico-finanziario”. “Tale circostanza – ha specificato l’Authority – richiederebbe una riflessione sulle modalità operative di mantenimento in efficienza delle infrastrutture nel tempo”.

L’Anac due mesi fa ha quindi invitato il Governo e il Parlamento ad attivarsi affinché le verifiche su ponti e viadotti vengano fatte compiere costantemente, magari ogni due anni, prevedendo anche l’obbligo, quando necessario, “di intervenire tempestivamente per riportare in sicurezza le opere”. Iniziative che ora dovranno essere prese dal nuovo Esecutivo giallorosso, al fine di restituire reale serenità agli utenti della rete autostradale.