È donna, non può fare il liutaio. Ragazza costretta dalla famiglia a non lavorare. In Calabria esistono ancora mestieri per soli uomini

Alla fine è stata lei a suonarle ai suoi zii trasformatisi in padri padroni. Rosalba De Bonis, erede artistica di una storica famiglia di liutai calabresi famosi in tutto il mondo, proseguirà nella tradizione di famiglia. I maestri Vincenzo e Nicola non hanno mai voluto trasmettere alla nipote i segreti del loro mestiere solo perché femmina. Ma lei è andata avanti lo stesso. Difficile da comprendere, a meno che non si pensi all’Arabia Saudita dove le donne sono riuscite solo ora a ottenere la patente. Come si può, quindi, in un Paese che si definisce occidentale arrivare a un tale comportamento? Rosalba ha dovuto lottare contro la resistenza dello zio Vincenzo, che non è riuscita a convincere fino all’ultimo giorno di vita. La famiglia De Bonis è persino menzionata nel Dizionario universale di liuteria di Renè Vannes dove compare ininterrottamente dal 1780. Fu verso la metà del ‘900 che la liuteria fece il salto di qualità proprio grazie alle ricerche e alla genialità dei due fratelli che hanno dedicato tutta la loro esistenza alla costruzione degli strumenti a corde. Un lavoro che Rosalba non poteva fare, anche se aveva cominciato sin da piccola a lavorare nel laboratorio del padre. Se fosse stata un giovanotto alto e robusto avrebbe potuto imparare la loro arte, ma è una donna anche se spesso indossa jeans e scarpe da tennis. Lo zio Vincenzo non si era mai sposato, aveva deciso che la vita privata fosse inconciliabile con una passione così totalizzante. E per questo riteneva la nipote inadatta. Lei, infatti, si è sposata e ha figli. Però non ha mai mollato continuando a costruire chitarre nel suo garage. Come tutte le donne della famiglia, aveva timore di rivolgersi a zio Vincenzo e così un giorno gli scrisse persino una lettera chiedendogli, ancora una volta, di insegnarle il mestiere. Ma lui fu categorico: non è un lavoro da femmine. Il cruccio dell’anziano mastro era proprio quello che nessuno degli eredi maschi avesse voluto continuare la tradizione di famiglia. Secondo suo zio, Rosalba aveva anche un altro problema oltre a quello di essere donna: era mancina. Eppure è riuscita a riscattarsi, proprio come il protagonista di “Padre padrone”, il capolavoro dei fratelli Tavani.

Troppi divieti – Adesso lei rappresenta la sesta generazione di liutai De Bonis e dopo la morte degli zii ha potenziato la sua attività. Ha già costruito più di settanta chitarre battenti e alcune chitarre classiche. Ha aperto dei laboratori perché è convinta, a differenza dei suoi zii, che questa arte va insegnata ai giovani indipendentemente dal sesso e dall’età. Con tenacia è riuscita a rubare anche qualche segreto dei suoi geniali zii, come quello sulla quantità di vernice da usare. A volte le pesa essere all’altezza di un’eredità artistica così prestigiosa e di un cognome tanto importante. In più Rosalba non lo ammetterà mai, ma cercherà sempre di essere all’altezza proprio per evitare che qualcuno le potrà dire di aver sbagliato perché femmina. Eppure le sue chitarre sono già tanto richieste e pregiate proprio come quelle che lo zio fece per Domenico Modugno e per altri artisti di fama internazionale.