È polemica sulle nomine della Cancellieri

Scoppia il caos intorno alla nuove nomine fatte dal ministro della giustizia Annamaria Cancellieri. Nei giorni scorsi la titolare del dicastero di via Arenula ha scelto come capo di gabinetto Renato Finocchi Ghersi, sostituto procuratore generale in Corte di cassazione. E ha optato per Domenico Carcano, vicedirettore del Massimario presso la stessa Suprema Corte, come capo dell’ufficio legislativo. Il fatto è che la Cancellieri in un primo momento aveva chiesto di collocare i due magistrati fuori ruolo. Peccato che in base alla legge anticorruzione le toghe non possano svolgere funzioni fuori ruolo per più di 10 anni nell’arco della loro carriera. E si dà il caso che i due profili scelti dal nuovo ministro abbiano già superato questo limite. Ghersi, per esempio, tra le varie cose è stato dal 1996 al 2001 capo dell’ufficio legislativo del ministero della solidarietà sociale, nel periodo in cui il dicastero era retto da Livia Turco (Pd). Poi è stato capo di gabinetto del ministero della salute dal 2006 al 2008, sempre quando sulla tolda di comando c’era la Turco. Carcano, dal canto suo, era già stato collocato fuori ruolo come componente dell’ufficio studi del Csm e poi come direttore generale vicario degli affari penali del ministero della giustizia. Per evitare il divieto imposto dalla legge, allora, i due magistrati hanno chiesto con il consenso del ministro di essere messi in aspettativa. L’istituto, a differenza del collocamento fuori ruolo, prevede che la retribuzione non sia a carico dell’uffcio di provenienza, ma del ministero di via Arenula. E soprattutto non è soggetto al limite dai 10 anni. Alla fine il plenum del Csm, anche per evitare uno scontro con il ministro, ha deciso di dare il via libera con questa seconda formula alle due toghe, peraltro appartenenti a Magistratura democratica (corrente di centrosinistra). Ma contro l’operazione si sono schierati tutto il gruppo di Magistratura indipendente (corrente di centrodestra) e Aniello Nappi. In più si è aggiunta l’astensione dei membri laici del Csm Bartolomeo Romano e Nicola Zanon, entrambi in quota Pdl, e quella dei togati Paolo Corder e Alberto Liguori. Per la minoranza si è trattato di “un escamotage per eludere e aggirare le regole”. Mentre la maggioranza ha replicato che non è stata stropicciata nessuna regola, evitando inoltre uno “strappo istituzionale con il ministro.