Ecco il flop del progetto Pompei

di Carmine Gazzanni

Era il 7 novembre 2010, ormai più di quattro anni fa, quando cadeva l’intera Domus Aurea a Pompei. Un danno enorme per il patrimonio artistico italiano, tanto da portare alle dimissioni del ministro di allora Sandro Bondi. Un crollo a cui, come sappiamo, sono seguiti altri. Tanto da portare lo Stato italiano, due anni dopo, a pensare ad una strategia complessiva e unitaria per il rilancio e la salvaguardia dell’area archeologica. Nasce così, nel gennaio 2012, il Grande Progetto Pompei, un progetto talmente ampio da coinvolgere diversi ministeri: Coesione Territoriale, Interno, Istruzione e, soprattutto, Beni Culturali. La deadline sin da subito, nel pieno delle condanne e dell’impegno annunciato dai vari ministeri e forze politiche, era chiara: tutte le opere di intervento saranno concluse, si diceva già allora, entro il 31 dicembre 2015. A finanziare il progetto, l’Europa con ben 105 milioni di euro.

MENO DELLE BRICIOLE
Dall’inizio del progetto sono passati quasi tre anni e soltanto uno manca alla conclusione prevista. Peccato però che la situazione sia ancora totalmente in alto mare. Secondo la relazione presentata in Parlamento in questi giorni, infatti, dal ministro Dario Franceschini, ad oggi sono stati concretamente spesi 1,2 milioni. Parliamo, numeri alla mano, dell’1,1%. Una nullità che preoccupa e non poco se si considera, come detto, l’avvicinarsi della conclusione prevista. Bisogna però entrare nel dettaglio per capire lo stato dell’arte. Il Grande Progetto prevede cinque piani di intervento – opere, capacity building, comunicazione, sicurezza, conoscenza – ma per alcuni di questi sono ancora in corso solo i bandi di gara, per altri nemmeno quello. Alcuni piani, dunque, sono totalmente fermi nonostante siano passati tre anni. E quale, ad esempio? Guarda un po’, proprio quello relativo alla sicurezza, che invece, vista la situazione, dovrebbe interessare prioritariamente l’area. Ad oggi, infatti, dei due milioni previsti dal Progetto per la sicurezza non risultano speso nulla, assegnato nulla, né alunché posto a gara per procedure in corso. Tutto fermo, insomma.

UNA GIUNGLA
Tutto fermo, dunque. Capire quali siano le ragioni è piuttosto complicato. Non fosse altro per la giungla di commissioni (incredibile!) nate per la realizzazione del Progetto. Non bastava infatti la Soprintendenza Speciale per i beni Archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia che pure ha un ruolo nel Progetto. Ed ecco allora il primo accavallarsi di incarichi, con il direttore generale del progetto (il generale Giovanni Nistri), accompagnato ovviamente da Fabrizio Magani, vicedirettore generale vicario, sebbene nel frattempo abbia mantenuto anche l’incarico come direttore generale Mibact in Abruzzo. Ma non è tutto. Perchè, nel frattempo, la Prefettura di Napoli anche ha pensato di dire la sua, creando ad hoc il “Gruppo di lavoro per la legalità e la sicurezza”. Basta così? Certo che no. Perché già a fine 2012 si pensa di creare anche il Comitato di Pilotaggio con il compito di verificare l’effettivo utilizzo dei fondi europei “la cui composizione – si legge chiaramente nella relazione stessa – ricalca sostanzialmente quella del GdCo”, ovvero il Gruppo di Coordinamento istuito presso il Mibact, anche questo attivo per Pompei. Finita qui? Ancora no. Perchè dal 2013 sono attive anche una Struttura di supporto (non si sa mai…) al direttore del progetto e l’Unità Grande Pompei, “con il compito di pervenire all’approvazione di un Piano strategico per il rilancio economico sociale” dell’area. Un ruolo che, si vede, non può essere ricoperto da una delle Authority già esistenti.

BEATA COERENZA
Insomma, un caos totale. Intanto, però, i crolli continuano. Clamorosi quelli di marzo 2014: tre crolli nel giro di 48 ore. Preceduti peraltro da un altro cedimento a gennaio e seguiti dall’ultimo registrato, a giugno. Insomma, 5 crolli negli ultimi mesi. Nel 2010, quando (giustamente) si dimise Bondi, a chiedere la sua testa in Aula era Franceschini. Coerenza vorrebbe che ora chieda la sua, di testa.

@CarmineGazzanni