Ecco le scuole di partito che puntano a fare soldi

di Stefano Sansonetti

Nel decreto sulla presunta cancellazione del finanziamento pubblico ai partiti c’è una norma a cui la politica sta guardando con estrema attenzione. In particolare l’interesse viene da quel mondo eterogeneo, e per certi aspetti misterioso, delle scuole di formazione controllate dagli stessi partiti e dalle loro fondazioni satellite. Inutile girarci intorno. Da questo punto di vista il Pd, per tradizione, vanta strutture più avviate e diffuse, che solo negli ultimi anni hanno attratto qualcosa come 6 mila partecipanti. I quali, naturalmente, di volta in volta pagano per frequentare corsi e lezioni varie. Ma anche il mondo di Pdl e Forza Italia non è da meno. Tutto un giro di iniziative formative che, da circa otto anni, vengono portate avanti da strutture come le fondazione Magna Carta di Gaetano Quagliariello, attuale ministro delle riforme, e da una scuola che tre anni fa è stata lanciata da Beatrice Lorenzin, oggi ministro della salute. Il punto è che ora proprio le scuole di partito potrebbero diventare galline dalle uova d’oro.

La norma
Nel decreto sulla presunta abolizione del finanziamento pubblico della politica, tanto sbandierato la scorsa settimana dal premier Enrico Letta, c’è una norma che prevede una detrazione del 75% delle spese sostenute dalle persone fisiche per la partecipazione a scuole o corsi di formazione promossi dai partiti, con un tetto massimo di 750 euro l’anno. Insomma, un modo per incentivare l’afflusso di risorse economiche alle medesime scuole. Ma che dimensioni ha questo movimento? Il Pd, ora guidato da Matteo Renzi, è quello che vanta sicuramente le iniziative più capillari, tutte più o meno lanciate nel periodo della segreteria targata Walter Veltroni. Dal bilancio 2012 e dai documenti allegati, per esempio, si apprende che negli ultimi anni il partito ha curato sei edizioni della Scuola estiva di Cortona, due iniziative di formazione per amministratori locali, tre Scuole di politica divise per temi (AmbienteFuturo, Un treno per l’Europa e Frattocchie 2.0), due annualità di master di politica, una piattaforma di formazione a distanza e otto laboratori territoriali. In tutto, dicono i documenti, sono stati coinvolti 5.997 partecipanti per un monte ore formativo di 121.454. Ma quanto ha incassato il Pd da tutto questo? Il bilancio non fornisce risposte. Secondo l’ex tesoriere, Antonio Misiani, contattato da La Notizia, “per queste attività il partito non chiede nulla”. Possibile? La versione, in effetti, viene smentita da Annamaria Parente, vicepresidente della commissione lavoro del senato, ma soprattutto responsabile della formazione del Pd. “Le iscrizioni non sono molto care”, dice, “nel corso del tempo abbiamo chiesto tra i 30 e i 50 euro”. A quel punto Misiani ammette: “Sì, forse nelle ultime edizioni i partecipanti hanno pagato, ma le assicuro che quello che entra è ampiamente inferiore al costo di organizzazione delle scuole”. Sarà, ma il punto è che adesso, con lo sgravio al 75%, le prospettive cambiano. Anche perché il Pd, con l’appoggio degli altri partiti, ha in mente un piano ulteriore. Ovvero la costituzione di “fondazioni di partecipazione”. La Parente spiega che si tratterebbe di strutture nelle quali coinvolgere docenti e partecipanti ai corsi. Lo scopo è quello di rendere sempre più accessibile la formazione, dice l’esponente del Pd. Ma è ovvio che così facendo anche gli incassi delle scuole sono destinati ad aumentare considerevolmente.

Gli altri
Dalle parti del Pdl (ora diviso in Forza Italia e Ncd) da circa tre anni è attiva una Scuola di formazione politica, lanciata da quella che all’epoca era la responsabile della formazione del partito, Beatrice Lorenzin, oggi assurta al rango di ministro della salute. Ma nella geografia del centrodestra il richiamo principale arriva dalla Fondazione Magna Carta di Gaetano Quagliariello, altro ministro in carica, che da otto anni organizza la “Summer School”. L’ultima edizione, risalente allo scorso settembre, si è tenuta al Grand Hotel Villa Tuscolana di Frascati. Ora, la norma del decreto pubblicizzato da Letta parla di corsi organizzati da partiti. Ma i ragionamenti di questi giorni fanno capire che il riferimento potrebbe valere anche al mondo delle fondazioni, soprattutto se dovesse andare in porto il progetto della costituzione di fondazioni di partecipazione. Di sicuro i partiti sono già organizzati per sfruttare l’opportunità.