L'Editoriale

Brutti esempi da un primo cittadino

Un autogol può capitare anche ai grandi campioni. Ma un calciatore che tira sempre la stessa palla nella propria porta ha una fine segnata: gli va bene se il pubblico non lo lincia. E comunque perde la maglia. Fuori da metafora, il sindaco di Roma Ignazio Marino è ormai alla frutta. Non quella delle cene che ha scroccato a spese delle casse pubbliche, ma a livello di sopportabilità delle sue scappatoie di fronte alle responsabilità. Negli Stati Uniti, dove una fattura presentata due volte non viene perdonata, ci perse il posto. Qui invece circola con la panda senza permesso o mette in conto al Campidoglio spese personali. Non proprio l’esempio che ci si aspetta da un primo cittadino. L’Italia però non è l’America, e il sindaco a sorpresa ieri ha promesso che restituirà ventimila euro spesi per i pranzi di rappresentanza. Chissà chi è il genio che lo consiglia, ma una mossa del genere è la firma su una ammissione di colpevolezza. Un fatto grave, probabilmente anche un reato – come sta accertando la magistratura – che avrebbe già dovuto obbligarlo a dimettersi. Ma evidentemente la sua lista dei brutti esempi non è ancora finita.