L'Editoriale

Che follia sacrificare le riforme

Oggi tutto il Pd a pontificare su Sergio Mattarella. E domani magari lo trombano. Senza andare troppo indietro con la mente, lo stesso film l’abbiamo visto due anni fa con Marini e Prodi. Lo scenario rispetto a quella stagione è molto cambiato, ci ha ricordato ieri Enrico Letta, un altro al quale Renzi aveva tweettato #stai sereno. Proprio come deve aver rassicurato l’alleato Berlusconi prima di abbandonarlo disarmato ai ribelli del suo partito. Che il quadro politico sia diverso o no, l’elezione di Mattarella è la fine del Patto del Nazareno e inevitabilmente la tomba di un percorso dignitoso di riforme. Perso il sostegno del Cavaliere, il premier non potrà fare un passo senza l’appoggio di quella sinistra del suo stesso Pd che lo vuole morto. Dunque Renzi potrà ancora governare un po’, limitandosi però a galleggiare. E scordiamoci subito le riforme sulle quali aveva costruito il suo consenso col Paese. Una situazione che presto porterà alle urne, nel contesto più sfavorevole allo stesso Presidente del Consiglio, senza ripresa economica e con un mucchio di promesse rimaste tali. Un suicidio politico. Per questo è più facile che a lasciarci le penne sia Mattarella.