L'Editoriale

Chi tradisce non sta sul Colle

Nutro il sospetto che Mattarella avesse informazioni e validi motivi per non dare ai mercati il pretesto di scatenare un attacco che può ridurci come fu per la Grecia

Una piccola premessa di carattere personale: portavo ancora i calzoni corti e facevo politica giovanile nella mia scuola e poi all’università, in Sicilia, grazie a un’associazione intitolata a Piersanti Mattarella, ucciso in quegli anni dalla mafia. Studiando la figura del fratello ho conosciuto il rigore e l’assoluta correttezza del nostro Presidente della Repubblica, per cui a ragion veduta posso dire che gli insulti circolati copiosamente negli ultimi giorni contro il Quirinale sono sbagliati e persino vergognosi per chi li esprime. Detto questo, la situazione che si è venuta a creare con il rifiuto di nominare un ministro palesemente euroscettico come Paolo Savona, affondando il governo dello sconosciuto Giuseppe Conte, ha oggettivamente messo il Capo dello Stato in una posizione difficile. A differenza di chi lo ha addirittura minacciato di impeachment, nutro il sospetto che Mattarella avesse informazioni e validi motivi per non dare ai mercati il pretesto di scatenare un attacco che può ridurci in poche settimane come fu per la Grecia, derubandoci di miliardi di euro con il giochino dello spread. In questo generoso tentativo di non esporre il Paese alla tempesta di cui ieri le Borse ci hanno dato un altro amarissimo assaggio, il Presidente ha preso per intero sulle sue spalle la responsabilità di una decisione che non è lo scioglimento delle Camere, ma la possibile camera di decompressione – attraverso un giro a vuoto con Cottarelli – per affidare subito dopo un nuovo incarico di formare il Governo a un esponente della coalizione o della lista che hanno preso più voti. Una carta, quest’ultima, ancora non giocata (oggi potremmo anche dire saggiamente) e senza la quale è improbabile che il Colle chiuda con tanto anticipo una legislatura appena cominciata. Certo, il clima politico è velenoso e soprattutto Salvini sa di poter guadagnare qualche punto percentuale tornando subito al voto, al prezzo però di rompere con Berlusconi e far cadere le Regioni e i Comuni che amministrano insieme. E ora, col Paese sotto assedio, lasciarci senza la guida di un Governo questo sì che sarebbe alto tradimento.