L'Editoriale

Giornalismo di qualità senza tutele

L’Italia perde ancora posizioni nella classifica dei Paesi con maggiore libertà di stampa. Non è una notizia che riguarda solo giornali e giornalisti. Se persino in Moldavia e Lesotho c’è più possibilità di raccontare i fatti vuol dire che qui abbiamo un drammatico deficit di diritti. Quello che fa paura è però il motivo per cui scendiamo in questa classifica. Ovvio che non ci aiuta avere decine di giornalisti sotto scorta per le minacce della criminalità. Ma è un’altra la ragione più pesante, e qui il nemico sono magistrati e tribunali. Nessuno può impedire a chi si senta diffamato di querelare un giornale, ci mancherebbe, ma spesso i giudici decidono di rinviare a giudizio senza nemmeno leggere le carte. Col risultato di avere migliaia di giornalisti sotto processo, costretti con i loro editori a dissanguarsi per pagare gli avvocati. Senza contare le condanne, di frequente spropositate rispetto ai piccoli compensi percepiti da molti collaboratori. Così non è raro che a querelare siano dei veri delinquenti, ai quali non costa nulla avventurarsi in cause temerarie. La conseguenza è spingere i giornalisti a non graffiare o ad auto-censurarsi. E la stampa muore.