L'Editoriale

I campi Rom e l’ipocrisia del perdono

Anche la presa in giro, per pietà, no! I familiari dei due criminali che hanno travolto in auto nove persone a Roma, uccidendo una donna e ferendo gravemente le altre, ieri hanno chiesto perdono. Gli assassini sono due Rom acquartierati in alcuni campi nomadi della Capitale. Nonostante le forze dell’ordine ormai li conoscano, i due però restano irreperibili. Proprio quei campi da dove partono ipocrite richieste di perdono li proteggono e li nascondono. Per questo sentir chiedere perdono sa di beffa. Una provocazione mentre l’intolleranza cresce e Salvini dirige l’orchestra invocando le ruspe per radere al suolo gli insediamenti Rom. Una soluzione che piace a molti, e ieri la polizia ha dovuto presidiare i campi per impedire spedizioni punitive. Orrore che chiama orrore. Non c’è dubbio però che l’illegalità dilaga in questi villaggi e per certi adolescenti che vivono la loro vita come un videogame, falciare in auto una decina di persone come birilli è consuetudine nella realtà virtuale. Il guaio è che nel Far West dei campi Rom a 17 anni questi ragazzi guidano auto vere. Assecondati (e rovinati) proprio da chi adesso chiede un inconcedibile perdono.