L'Editoriale

Il Grande fratello delle toghe. I magistrati si cancelleranno dai social network? E’ molto improbabile

Il Presidente Mattarella ha sconsigliato i social network ai magistrati

L’ex ministro e sindaco di Roma Francesco Rutelli pare che abbia provato a dissuadere la figlia a non partecipare alla prossima edizione del Grande Fratello usando argomenti più espliciti di quelli con cui il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha sconsigliato i social network ai magistrati.

Stare sulla rete e in genere sui media – ha detto ieri il Capo dello Stato – può offuscare la credibilità e la terzietà dei giudici. Risultati? Così come la nuova concorrente del programma Mediaset ha dato il due di picche al padre, anche per le toghe è molto improbabile che si cancellino tutte da Facebook e da domani comincino a parlare solo con le sentenze.

Per quanto autorevoli e forti della loro saggezza, gli argini a una spettacolarizzazione della vita (e di tutto quello che facciamo, che mangiamo, che godiamo, che decidiamo) sembrano destinati a cedere, esattamente come un Salvini qualunque di fronte alla milionesima richiesta di un selfie. Oggi nelle pagine interne di questo giornale riveliamo che tra i regali più richiesti dai giovani ci sono i ritocchini estetici per comparire meglio nelle foto di Instagram da condividere, alimentando l’illusione di essere tutti influencer, anche se a mettere il like sono solo mamma e papà.

Il punto non è dunque alzare inutili barriere rispetto a un richiamo irresistibile, quasi una certificazione di esistenza in vita che spetta solo a chi sta nella grande piazza virtuale, consumatrice voracissima di tutto ciò che trasgredisce e che ci indigna, da Fabrizio Corona agli abusi del potere. Meglio allora seguire un’altra strada: educarci tutti all’uso dei social e della vita che non è sempre uguale tra palco e realtà, insegnando l’alfabeto di questa nuova scrittura come a noi e ai nostri avi è stato fatto a scuola con le lettere.

Uno sforzo che i colossi della rete non si sognano di fare, anche per non perdere il giochino con cui fanno affari d’oro, ma che dovrebbe esigere la politica, se esiste qualcosa che possa definirsi tale, al di là delle beghe di cortile o dei talk show, guarda caso pure questi in tv e rilanciati dalla rete.