L'Editoriale

Il Pd da solo non può fare le vere riforme

Chi prevedeva che il terzo giorno resuscitava, come quell’altro di Nazareno, si prenda almeno qualche settimana supplementare. Dopo lo strappo sull’elezione di Mattarella, il patto tra Renzi e Berlusconi non poteva non subire contraccolpi violentissimi. E se è vero che al Cavaliere adesso tutto conviene tranne che andare a votare (e dunque in un modo o nell’altro l’esecutivo resterà in piedi) è anche vero che in Forza Italia non è più possibile far finta di niente mentre il partito esplode in mille pezzi. La fine del sogno berlusconiano, tra ali di ingrati e cinici calcolatori, proprio quando al fondatore servirebbe tempo per riorganizzare le truppe (e mettere in sicurezza le imprese). Su una cosa però Fitto ha ragione: con l’ipocrisia non si va lontano e l’incapacità del vecchio leader di affrontare con chiarezza le divisioni interne dà la cifra di come sia finita un’epoca. Una brutta notizia per le riforme che Renzi ostenta di poter fare da solo. I numeri infatti non ci sono, se non a condizione di spacciare come grandi cambiamenti quelle piccole concessioni che riuscirà a strappare alla sinistra del suo partito e ai gruppuscoli che ormai abbondano in Parlamento.