L'Editoriale

La brutta partita del potere

L’ultima trincea della Sinistra Pd per fermare Renzi rischia di far diventare ancora più brutta una già bruttissima riforma del Senato. La partita è chiaro che è tutta politica. I dissidenti sanno bene che se il premier porta a casa la sua trasformazione di Palazzo Madama non si vota più almeno per un anno e il loro ruolo diventerà del tutto marginale. Così una riforma sacrosanta, che supera un bicameralismo perfetto ormai fuori dal tempo, deve essere contrastata con ogni mezzo. Al premier dunque non resta che lanciare un osso a chi vuole sbranarlo. E fare qualche apertura, sperando di dividere gli irriducibili. Tra verdiniani, peones del Gruppo misto e all’ultima spiaggia il Cavaliere, Renzi ha molte carte da giocare per restare in sella. Ma approvare la riforma tenendo unito il suo partito val bene qualche concessione. Tanto il nuovo Senato peserà poco e pazienza se resterà una inutile appendice. Il rottamatore d’altronde è da un pezzo che ha ridimensionato le sue promesse di cambiare profondamente il Paese. Un cambio di passo con cui sta consolidando il suo potere. Lasciando però questa Italia lentissima rispetto a un mondo che corre.