L'Editoriale

Le porcate della politica d’estate

Estate, tempo di porcate. Al Senato passa col voto di fiducia il taglio di 2,3 miliardi alla Sanità. I nostri ospedali sono da ricovero e gli levano altro ossigeno. Incommentabile il ministro Boschi, secondo cui i tagli sono stati decisi con le Regioni (certo, con la pistola alla tempia). Ma è in Campidoglio che il sole batte più forte e allora Marino vince la palma del paradossale. Da due anni Roma è amministrata come una chiavica. Inchieste della magistratura, disservizi e la figuraccia sui giornali di tutto il mondo costringono il sindaco a cambiare la Giunta. E cosa fa l’ineffabile primo cittadino? Anziché chiamare dei Santi, disposti a lavorare 24 ore al giorno per salvare il salvabile, nomina assessori un deputato e un senatore che la mattina lavoreranno nelle rispettive assemblee e il pomeriggio si dedicheranno al Comune. Una responsabilità tanto gravosa davanti a una città che è la Capitale del Paese avrebbero imposto un gesto di servizio, la scelta tra un incarico e l’altro, ma evidentemente i due neo assessori sono i primi a dubitare della Giunta. E dunque di dimissioni dal Parlamento non se ne parla. Quando si tocca il fondo, c’è sempre da scavare.