L'Editoriale

L’illusione dei candidati perfetti

Ma come li hanno scelti i candidati alle elezioni? Solo per la loro dabbenaggine i Cinque Stelle dovrebbero farsi qualche domanda in più su regole interne e capacità di selezionare una classe dirigente in grado di governare. Il caos delle Parlamentarie era apparso subito chiaro, ma da Di Maio in giù era stata promessa una scelta accurata e al di sopra di ogni sospetto.

Dunque ci si aspettava che facessero anche le analisi del sangue agli aspiranti deputati e senatori, per scoprire subito dopo che in lista ci sono signori che si sono “trattenuti” i rimborsi parlamentari, per non parlare di due massoni. I difensori a oltranza del Movimento, per i quali c’è sempre qualche altro partito che ha fatto di peggio, farebbero meglio a smetterla con questo disco rotto e aiutare i pentastellati a sperimentare strade nuove e più efficaci nella scelta dei loro rappresentanti. Troppo facile imbucarsi e mentire. E se c’è una vulnus gigantesco sull’onestà, figuriamoci che fiducia si può avere sulle capacità di persone tirate fuori dall’imperscrutabile cilindro web di Casaleggio. La designazione sulla base di una precondizione come l’onestà, infatti, non garantisce l’efficienza di eletti che persino in ruoli di massima responsabilità – vedi il caso del sindaco di Roma, Virginia Raggi – dimostrano di faticare a carburare.

Ovviamente se Atene piange, Sparta non ride, e le indagini su un candidato di Fratelli d’Italia a Napoli rivelano che la selezione della classe politica è un problema comune. Un nodo che la nostra politica non ha mai voluto sciogliere.