L'Editoriale

L’infinita ingratitudine degli Agnelli

Marchionne e gli Agnelli andassero dove vogliono, ma prima restituissero gli aiuti di Stato con cui li abbiamo ingrassati per decenni

Fuggono i giovani in cerca di lavoro all’estero, fuggono le imprese stanche di fisco, burocrazia e illegalità. Naturale che l’Ocse metta l’Italia tra i Paesi che crescono meno al mondo. Non tutte queste fughe sono però uguali. I giovani super scolarizzati che cercano un impiego adeguato alla loro formazione fanno benissimo a guardare anche fuori dal mercato domestico. Un discorso che non cambia per i loro coetanei con una minore formazione, per i quali soprattutto al Sud non c’è alternativa a restare fino a 50 anni sul groppone di mamma e papà. Sul fronte delle imprese, la globalizzazione e le opportunità della produzione possono spingere a delocalizzare all’estero. Il mondo non ha i confini di una volta e partire non è più un po’ morire, come si diceva un tempo. Quello che però fa masticare amaro è quando chi ha enormemente beneficiato delle risorse pubbliche saluta e porta via baracca e burattini. Il trasloco della Fiat, che porterà la produzione della Panda da Pomigliano alla Polonia è solo una vergogna. Marchionne e gli Agnelli andassero dove vogliono, ma prima restituissero gli aiuti di Stato con cui li abbiamo ingrassati per decenni.