L'Editoriale

L’inutile diplomazia dell’Onu

Chi gira ogni tanto per il mondo sa quanto è sottile la considerazione per il nostro Paese. L’Italia degli spaghetti, mafia e mandolino è uno stereotipo che ci hanno affibbiato per farci male. Sia chiaro, noi ci abbiamo messo del nostro e in parte ci meritiamo un certo dileggio. Ma l’immagine di una nazione è qualcosa che si costruisce negli anni, forse è meglio dire nei decenni, e l’impatto che ha questa rappresentazione vale una fortuna: miliardi di miliardi di euro. Uno Stato fatto passare per pericoloso, ingiusto, razzista e così via è uno Stato nel quale non si investe e se ci si va in vacanza, lo si fa per il minor tempo possibile, a scanso di guai. Per questo abbiamo il dovere di tutelare il buon nome dell’Italia nel mondo, come dovremmo fare tutti – qualunque sia il colore politico – di fronte alla decisione appena presa dall’Alto Commissario dell’Onu per i diritti umani, per il quale dovremmo invocare le immediate dimissioni. La figura in questione, tale Michelle Bachelet, ha annunciato l’invio qui in casa nostra di ispettori, per accertare i maltrattamenti e le torture inflitte ai migranti. Roba che le Nazioni Unite non fanno neppure con i regimi africani da dove questa gente fugge disperata. Un atteggiamento a dir poco prevenuto ma in linea con l’inutilità di un’organizzazione mostruosamente mangia-soldi, che ha surrogato la diplomazia con la burocrazia e oggi è del tutto superata e inefficace.