L'Editoriale

Non è questa la Manovra che ci serve

Il premier Gentiloni aveva promesso che la nuova Legge di stabilità non avrebbe portato nuove tasse e così è stato. Bene, bravo, ma non chiediamo il bis. Non mettere nuove tasse su un Paese che cresce poco era il minimo sindacale. Un premio sarebbe stato toglierci qualcuna delle tante, troppe, imposte che abbiamo. Accontentiamoci allora dell’Iva che non aumenta. Tre quarti della manovra da 20 miliardi se ne sono andarti solo per questo. Con il resto si è potuto dare un tozzo di pane qua, una mollica là: piccoli interventi insomma, con i quali si risolve poco. La cura shock che serve alla nostra economia, anche oggi la facciamo domani. Peccato, perché questo era l’ultimo treno prima del ritorno alle politiche del rigore nella spesa pubblica. Ora che a Berlino la Merkel sta per ricomporre il suo governo, anche per noi la ricreazione è finita. L’avvisaglia ce l’ha appena data la Bce, che obbligando le banche a coprire integralmente i crediti poco esigibili ha iniziato a sterilizzare parte della liquidità monetaria immessa negli ultimi anni nel sistema. Per far fronte a questo scenario serviva un’accelerazione della nostra economia che purtroppo non c’è stata. Le precedenti politiche recessive (Monti e la Fornero li pagheremo ancora a lungo) e poi i pannicelli caldi sul genere degli 80 euro di sgravi concessi da Renzi, ci hanno portato dove stiamo. Di più non si poteva fare perché non ce lo permette l’Europa? Non c’è dubbio che i vincoli li abbiamo. Gli eroi però sono quelli che rompono le catene, non quelli che si accucciano in gabbia.