L'Editoriale

Questa Ue ci bombarda per salvarsi

Formidabile il nostro ministro dell’Economia, Giovanni Tria, che prende carta e pena e scrive lettere a Bruxelles per assicurare che l’Italia crescerà più di quanto prevedono Lor signori, e Roma non ha nessuna intenzione di mollare l’Europa. Troppo preso a far quadrare conti che non risulteranno mai se si utilizza solo la calcolatrice dei mercati, al nostro responsabile del bilancio è sfuggito che a Juncker & C. non importa nulla dei suoi parametri. Il divario di appena lo 0,8% tra il deficit previsto e il Pil non è un motivo sufficiente per far scoppiare la guerra di insulti a cui stiamo assistendo, e c’è da giurarci che se avessimo rispettato tutti i vincoli, i tecnocrati avrebbero trovato un’altra scusa per aggredirci. Così emerge la realtà: l’affermarsi delle forze populiste e sovraniste ha portato a una semplificazione mai vista della politica in Europa, e le prossime elezioni per il Parlamento di Strasburgo saranno un match a eliminazione diretta, dove o prevarranno le tradizionali e litigiose famiglie politiche (Socialisti, Popolari, ecc.) oppure i partiti di Le Pen, Orban e Salvini. Uno scontro da cui può nascere una nuova Europa, e che chiuderebbe il ciclo di un sistema di potere diventato inamovibile, in mano alle lobby e ai mercati, che ha tradito lo spirito di comunità e di solidarietà immaginato dai padri fondatori dell’Unione. Per questo lo sforzo del nostro ministro è generoso ma chiaramente inutile, come pensa gran parte dei parlamentari M5S che vorrebbe sostituirlo, anche se questo è un lusso che Mattarella non concederà facilmente.