L'Editoriale

Se si torna al rigore perdiamo noi

Una bugia detta anche mille volte non diventa una verità, ma raccontandoci ogni giorno che la Manovra del Governo non funziona, il Pil cala, la fiducia scende, il Paese declina e tutte queste belle amenità, alla fine il clima diventa negativo per forza. D’altra parte a noi italiani piace farci male da soli. Contrapposti da sempre in Orazi e Curiazi, Guelfi e Ghibellini, laziali e romanisti, e chi più ne ha più ne metta, non sappiamo fare squadra. Così uno degli Esecutivi con il maggiore gradimento popolare di sempre deve fare i conti ogni mattina con qualche previsione funesta. Gufi che viaggiano a targhe alterne: se non arrivano dall’estero, spediti da Bruxelles o dal Fondo monetario, partono direttamente da casa nostra, dove c’è l’imbarazzo della scelta nel leggere le stime più catastrofiche di gran parte dei giornali, poteri forti e istituti di ricerca dichiaratamente terzi, ma poi nei fatti… vabbè, lasciamo perdere. Questa moda per cui ogni giorno spunta un nemico nuovo per il Governo non è però gratis. L’Esecutivo gialloverde, al quale per ora non c’è alternativa, deve confrontarsi con una Commissione Ue a cui non pare vero di affrontarci divisi e litigiosi. Hanno voglia perciò Conte e i suoi ministri di spedire letterine con i dettagli della Manovra. A meno di calare le braghe e tornare al rigore nella spesa a cui vogliono obbligarci, di consentirci politiche economiche espansive non se ne parla. Uno sciagurato dietrofront farebbe pagare il conto elettorale a M5S e Lega, ma se torniamo alla stagione di Monti & Fornero ad aprire il portafoglio saremo tutti noi.