L'Editoriale

Vanno sentite le basi o è un golpe

Verrebbe da dire: “contento lui..”. La missione del presidente della Camera Roberto Fico conclusa a suo parere con esito positivo, di fatto non porta a casa niente, se non due partiti mai stati tanto divisi al loro interno. I Cinque Stelle, dove uno varrebbe uno, ma poi nei fatti contano due – Grillo e Casaleggio – fanno fatica a contenere lo sgomento dei loro elettori, che tutto nella vita avrebbero immaginato tranne che di portare al Governo i pidioti, come hanno insultato per anni i militanti dem, peraltro amabilmente ricambiati con la definizione di grullini. Dall’altra parte, i parlamentari e dirigenti di via del Nazareno sono sull’orlo di quello che può essere l’inizio di una nuova scissione, come spiega nelle nostre pagine interne il politologo Gianfranco Pasquino. E se alla fine faranno da ruota di scorta di un Esecutivo Di Maio intenzionato ad azzerare tutto il lavoro fatto negli ultimi cinque anni, è chiaro che anche qui gli elettori non capiranno. Certo, quando si fa un compromesso sono necessarie rinunce anche clamorose, come abbiamo appena visto con i due maggiori partiti tedeschi, ma in quel caso le fondamenta non sono state inquinate per anni come qui in Italia. Cdu e Spd – per restare all’esempio di Berlino – hanno governato lungamente insieme mentre da noi dai leader ai semplici simpatizzanti di M5S e Pd si sono gettati addosso veleni di ogni tipo. Raccogliamo dunque ciò che abbiamo seminato. E se alla fine un tale mostro di Governo verrà fuori non sarà più digeribile di un partito di tecnici o del presidente.