Effetti collaterali

Di Sergio Patti

La vicenda del presunto cartello tra i colossi farmaceutici Novartis e Roche si allarga con nuovi aspetti inquietanti. Le due multinazionali sono già finite nel mirino prima dell’Antitrust e poi di alcune Procure con l’accusa di aver frenato la circolazione dell’Avastin (il farmaco a basso prezzo indicato per la cura della maculopatia senile) in modo da favorire la commercializzazione del Lucentis, farmaco di fatto equivalente ma molto più costoso. A rimetterci sarebbero stati sia i pazienti che il Servizio sanitario nazionale, e per questo oltre ai 180 milioni di multa disposti dall’Authority sui mercati è intervenuto pure il Ministero della Salute, con la richiesta di un gigantesco risarcimento: 1,2 miliardi di euro. Ci sono in gioco molti soldi, dunque, ma all’orizzonte adesso si intravede anche di peggio, con allarmanti ricadute sulla salute dei cittadini.

Il blitz dei Nas
Questo perlomeno sarebbe quanto sta cercando di accertare in particolare la Procura della Repubblica di Roma, titolare insieme a quella di Torino di un’apposita inchiesta, che ha portato il 31 luglio scorso a un blitz dei Nas dei carabinieri negli studi e nelle cliniche di oculisti in tutta Italia. Un’attività ispettiva inaspettata che potrebbe venire dalla necessità di raccogliere nuovi elementi dopo le parole di Luca Pani, direttore generale dell’Aifa, l’Agenzia di controllo sul farmaco, pronunciate pochi giorno fa in una audizione in Parlamento: “Sospettiamo reati e un’associazione a delinquere – ha detto Pani – che mira a non segnalare volontariamente le reazioni avverse all’uso di Avastin per via intraoculare”. Ed ha aggiunto: “Trovo sia paradossale che l’Italia sia l’unico Paese in cui non si è avuta nessuna reazione avversa all’uso di Avastin per via intraoculare, quando in altri Stati si va dall’1% di reazioni gravi, anche mortali, al 28% di reazioni lievi. Qui da noi le segnalazioni di farmacovigilanza sono praticamente pari a zero”. Parole come pietre sulle quali gli inquirenti e il Ministero della Salute vogliono sapere di più, verificando se gli oculisti usano in modo appropriato l’Avastin, prodotto off label, che essendo un farmaco antitumorale non è in commercio nelle dosi appropriate per l’uso oculistico e soprattutto non è previsto per certe tipologie di gravi malattie agli occhi, per le quali avrebbe secondo alcuni studi anche severe controindicazioni. Intorno all’uso dei due farmaci c’è stato nei mesi scorsi una battaglia durissima. Matteo Piovella, titolare di una clinica di chirurgia oculistica a Monza e presidente della Società oftalmologica italiana, ha scatenato la lobby degli oculisti contro le industrie farmaceutiche, arrivando alla denuncia all’Antitrust che ha portato alla decisione sul cartello tra le due industrie farmaceutiche che ora attendono a novembre il pronunciamento del Tar del Lazio, ma anche mettendo in difficoltà il ministero che, come è stato nel discusso caso della cura stamina, si è trovato tra una opinione pubblica infuocata e il mondo scientifico e le autorità del farmaco sbigottite dal clamore.

Controlli
I Nas ora dovranno riferire ai magistrati e i risultati delle loro indagini presso cliniche e studi serviranno certamente ai magistrati romani Nello Rossi e Stefano Pesci, ma anche all’Aifa, l’autorità che sovrintende all’uso dei farmaci, tra i cui compiti c’è anche la predisposizione di una rete di farmacovigilanza nel caso di introduzione di farmaci off label il cui uso potrebbe non essere coerente con le prescrizioni.