Emergenza casa, la Raggi cerca disperatamente 800 alloggi. Ma fra privati, enti pubblici e fondazioni non c’è la fila per affittarglieli

L’obiettivo è aiutare le famiglie disagiate: sul piatto ci sono 12 milioni di euro all'anno. Dubbi sugli operatori disposti a fornire le abitazioni

di Stefano Sansonetti

Davanti a Virginia Raggi vanno delineandosi i contorni di una delle sfide più delicate della sua avventura in cima al Campidoglio. Il terreno, che recenti fatti di cronaca hanno reso a dir poco sdrucciolevole, è quello dell’emergenza abitativa. Nei giorni scorsi, a dir la verità senza dare troppo nell’occhio, la giunta ha pubblicato un avviso in cui sollecita precise manifestazioni d’interesse. Si tratta, spiegano più nel dettaglio i documenti dell’amministrazione, di una sorta di “ricerca di mercato”. Ma di cosa hanno bisogno la Raggi e i suoi assessori? Di qualcuno che possa mettere a disposizione del Comune 800 alloggi da destinare a famiglie in condizione di disagio economico. Per far questo il Campidoglio è disposto a mettere sul piatto 12 milioni di euro l’anno, da corrispondere una volta firmati i relativi contratti di locazione.

I nodi – L’operazione non sarà facile. Lo stesso avviso, in alcuni passaggi, sembra trasformarsi in una sorta di appello nei confronti di “privati, enti pubblici, fondazioni e operatori economici” che dovessero avere questo tipo di disponibilità immobiliari. Il termine per far pervenire eventuali offerte è stato fissato al 3 novembre. Per tentare di coinvolgere più operatori, le carte predisposte dai tecnici capitolini stabiliscono che “ogni singola offerta presentata dovrà comprendere una quantità minima di alloggi che non potrà essere inferiore alle 10 unità abitative e non potrà essere superiore al massimo stabilito delle 50 unità abitative”. Inoltre “tutti gli alloggi che faranno parte di ogni singola proposta dovranno essere afferenti al territorio di uno stesso municipio di Roma Capitale”. Insomma, questo è il primo passo con cui la Raggi cerca di dare una risposta a un’emergenza che, tanto per fare un esempio, in tempi recenti ha visto momenti di alta tensione durante gli sgomberi di piazza Indipendenza (vedi articolo nella pagina a fianco). Ma come reperire i 12 milioni che il Campidoglio è disposto a sborsare? Per rispondere a questa domanda occorre riferirsi al piano per far fronte all’emergenza abitativa predisposto all’epoca da Raggi & Co. In quella sede è stato messo nero su bianco il cosiddetto “Sassat”, acronimo che sta per Servizio di assistenza e sostegno socio alloggiativo temporaneo.

La strategia – Nel presentare il progetto, la giunta grillina ha spiegato che l’obiettivo sarebbe quello di offrire un sostegno-casa a circa 6 mila famiglie in tre anni. E questo non soltanto coinvolgendo nuclei già presenti nelle graduatorie per l’assegnazione di alloggi Erp (Edilizia residenziale pubblica), ma anche provando ad aiutare famiglie in difficoltà economica. Qui si inseriscono i 12 milioni l’anno, che il Campidoglio conta di raggranellare risparmiando sugli attuali Caat, ovvero quei Centri di assistenza alloggiativa temporanea spesso finiti nel mirino dei pentastellati come fonte di sprehi, o quantomeno di gestioni non proprio virtuose delle risorse. Per questo, in occasione dell’illustrazione complessiva del piano, la giunta ha manifestato l’intenzione di arrivare alla chiusura dei Caat entro il 2018. Resta da capire quanti operatori immobiliari saranno disposti a venire incontro al Comune.

Twitter: @SSansonetti