Enel a picco, il nuovo piano un flop. Per salvarsi il gruppo punta sul lavoro dei telefonici e le rinnovabili. E la Borsa va giù

di Sergio Patti

Il nuovo piano industriale di Enel è bocciato senza riserve dal mercato. Dopo mesi e mesi di lavoro, il progetto presentato ieri dall’Ad Francesco Starace è senza quid. E infatti il titolo (-2,99%) non solo è caduto drasticamente (ieri è stato il peggiore di tutto il listino, insieme a Enel Green Power, -3,44%) ma ha fatto cadere l’intera Piazza Affari che appesantita dall’ex monopolista elettrico ha infatti chiuso la seduta indossando la maglia nera in Europa. Starace ha usato giri di parole, ma è chiaro che il cuore dell’aziendaq non c’è più. E il suo è un trapianto d’organo che annuncia di mandare in coma il paziente, per provare a rianimarlo usando tre ricette: più rinnovabili, reti e banda larga. Proprio così: anziché creare nuova ricchezza per il Paese, Enel succhierà la ricchezza che lo Stato metterà sul piatto per realizzare una delle grandi infrastrutture del Paese. Bel contributo alla crescita da un’azienda che resta indebitatissima nonostante le massicce dismissioni. Per coprire questo flop la propaganda ha usato le sue sirene migliori.

ADDIO VECCHIO GRUPPO
Lo slogan che offrirà il titolo a molti dei giornali che chissà perché pendono dalle labra del gruppo elettrico è l’offerta di un turnover nel personale. Piano che prevede l’ingresso di un giovane ogni due uscite per prepensionamenti. In sostanza una bella cura dimagrante, politicamente corretta con l’esca di qualche giovane assunto, come se fosse normale assumere degli anziani. Del patrimonio di un gruppo che solo 3-4 anni fa era leader al mondo nella produzione di energia elettrica da fonti fossili (gas e carbone), idroelettriche e dall’atomo (Spagna e Slovacchia) che veniva venduta ai suoi oltre 60 milioni di clienti, oggi resta poco. In teoria Enel si riprende Enel Green Power, ma in realtà è Enel che diventa un’Enel Green Power più grande, puntando a una produzione di energia garantita essenzialmente dalle fonti rinnovabili (di cui il 50% da impianti eolici e il 33% da idroelettrico), con una proiezione che ha già fissato al 2050 l’anno in cui Enel si dirà completamente “carbon free”.

POCHI CENT
Nell’immediato invece si fa il lavoro degli operatori telefonici (privi dei padrini giusti a Palazzo Chigi) e pagano gli azionisti. Chi possiede titoli di Enel Green Power riceverà 0,486 azioni Enel per agni azione Egp posseduta. Si faranno nuovi tagli per 1,8 miliardi mentre il ritorno per gli azionisti sarà minimo 16 centesimi quest’anno e di 18 in 2016.