Un’estate difficile per l’acqua. In Italia il deserto avanza. I dati allarmanti di Cnr e Consorzi di bonifica. Sicilia, Molise e Puglia le aree più a rischio

Archiviato uno dei mesi di Agosto più “bollenti”, seguito ad un mese di luglio classificato, dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale, come il più caldo dal 1880, da quando cioè si hanno rilevazioni climatiche sistematiche, si può fare un bilancio di cosa questo comporti per l’agricoltura italiana. Partiamo da qui: 9 dei 10 mesi di luglio più caldi di sempre si sono concentrati dal 2005 ad oggi. Ne deriva che la progressiva desertificazione dei suoli, derivante dal surriscaldamento terrestre, è oggi un rischio, che riguarda anche l’Europa, Italia inclusa.

CRESCE L’ARIDITÀ. Secondo il Consiglio Nazionale delle Ricerche, le aree a rischio desertificazione in Sicilia sono ormai il 70%, nel Molise il 58% in Puglia il 57%, in Basilicata il 55%, mentre in Sardegna, Marche, Emilia-Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania sono comprese tra il 30% ed il 50% dei suoli disponibili. Un processo di desertificazione è ritenuto in atto, quando la sostanza organica presente nel suolo è inferiore all’1%, mentre generalmente tale percentuale può arrivare fino al 4% grazie al ciclo biologico dei vegetali, che necessitano, però, di 500 chilogrammi d’acqua per produrre un chilo di sostanza organica.

“Per questo – ha detto Francesco Vincenzi (nella foto), Presidente dell’Anbi (l’Associazione nazionale dei consorzi di bonifica) – è fondamentale la presenza di un sistema irriguo razionale, efficace e continuativo; in questo senso vanno i 75 interventi finanziati da Piano di Sviluppo Rurale Nazionale, Fondo Sviluppo e Coesione, Piano Nazionale Invasi, capaci anche di garantire circa 3.200 posti di lavoro. Auspichiamo che la crisi politica non comporti ulteriori ritardi nella fase di avvio attualmente in atto.”

ESEMPI VIRTUOSI. Una “buona pratica” arriva dalla pianura bolognese, dove il Consorzio della bonifica Renana distribuisce mediamente, ogni anno, 70 milioni di metri cubi d’acqua di superficie per l’irrigazione, soddisfacendo le esigenze idriche di 17.000 ettari coltivati; si tratta di acqua proveniente esclusivamente da fonti di superficie e quindi rinnovabile. “È solo un esempio del grande apporto idrico che i Consorzi hanno garantito anche quest’anno ad agricoltura e ambiente, nonostante le difficili condizioni climatiche – ha aggiunto Massimo Gargano, direttore generale Anbi – ricordando che grazie a questo servizio si producono circa 35.000 tonnellate di sostanza organica, di cui buona parte resta nei suoli agricoli, contrastando inaridimento e desertificazione senza dimenticare che la distribuzione irrigua contribuisce indirettamente anche a rimpinguare le falde.