L’Europa del rigore resta in vantaggio. I populisti aumentano, ma ancora piano. Il vento del cambiamento soffia forte sul continente

Nei sondaggi sulle elezioni Ue gli euroscettici sono al 35%

Il vento in Europa è cambiato, ma attenzione a farsi illusioni: le tradizionali famiglie politiche sono ancora in forte vantaggio rispetto al fronte populista e sovranista. A sei mesi dalle elezioni per rinnovare il Parlamento di Strasburgo tutti i sondaggi disponibili attribuiscono alle forze europeiste i due terzi dei consensi. Abbastanza, insomma, per lasciare Salvini, Le Pen e Orban in una irrilevante minoranza. Per questo nelle grandi cancellerie e a Bruxelles si sente il fiato sul collo, ma non c’è affatto la sensazione di un disastro elettorale imminente. Anzi, per qualcuno l’avanzata dei populisti sarà persino un’opportunità. Dando ovviamente per scontato che l’onda antisistema non vada oltre un terzo dei deputati Ue, nella maggioranza comunque più risicata peseranno molto di più i seggi di movimenti come En marche, in forte difficoltà in Francia ma paradossalmente determinanti nelle prossime geometrie politiche europee. Le urne aperte in tutti i Stati membri tra il 23 e il 26 maggio potrebbero dunque accentuare il ruolo di leader politici in netta crisi di consensi popolari, tanto che si rincorrono le voci di un cambio di strategia per la Commissione. A differenza del passato, quando vi venivano indicate prevalentemente figure di secondo piano e i presidenti erano il frutto di un compromesso al ribasso (basti pensare a Barroso e Juncker, provenienti da Portogallo e Lussemburgo, non certo i Paesi più rilevanti nell’Unione), adesso a governare l’Europa e mettersi l’elmetto per assicurare la trincea assediata dai sovranisti andrà personalmente chi ha in mano sul serio le sorti dei grandi Stati e del continente. Non a caso, tra i nomi che circolano per la presidenza del Governo comunitario c’è anche quello di Angela Merkel.

LO SCENARIO ATTUALE – Più nel dettaglio, attingendo dal monitoraggio di Poll of Polls, si vede chiaramente che Popolari e Socialisti sono ovunque in forte calo rispetto ai partiti euroscettici e “populisti”, mentre la Sinistra riprende quota grazie agli ultimi risultati elettorali francesi e tedeschi. Come registra puntualmente il sito d’informazione Money.it La crisi maggiore si registra nel Ppe, il Partito popolare europeo che oggi è il maggiore gruppo a Bruxelles. Al suo interno ci sono i partiti italiani Forza Italia, Alternativa Popolare, Unione di Centro e SVP. Le altre principali forze sono la CDU della Merkel, il Partito Popolare spagnolo e i Repubblicani francesi, passando per forze che sembrano starci come i cavoli a merenda: l’OVP del presidente austriaco Sebastian Kurz e il Fidesz del premier ungherese Viktor Orban. Nel PES, cioè il Partito socialista europeo, oltre ai nostri Partito Democratico e Partito Socialista Italiano ci sono i tedeschi del SPD e i Socialisti spagnoli, francesi, rumeni, svedesi e portoghesi. Nell’Alde – l’Alleanza dei Democratici e Liberali per l’Europa (Centrodestra) – ci sono i Radicali italiani, il movimento spagnolo Ciudadanos, i liberali olandesi e Ano del premier ceco Milos Zeman. Nell’ECR – Conservatori e Riformisti – c’è Direzione Italia di Raffaele Fitto, ma il grosso dei seggi è composto dai Conservatori della premier inglese Theresa May, ora in uscita per la Brexit. Altri gruppi sono l’EFDD (Europa della Libertà e Democrazia Diretta) a cui aderisce il gruppo del Movimento 5 Stelle e dei tedeschi dell’AfD. In LEFT ci sono le italiane Altra Europa per Tsipras e Rifondazione Comunista, la greca Syriza, i tedeschi di Linke e la sinistra di Jean-Luc Mélenchon in Francia.

SARÀ UN REFERENDUM – A Enf – Europa delle Nazioni e delle Libertà – aderiscono il Front National e la Lega. G/EFA sono i Verdi (numerosi quelli olandesi, tedeschi e del Nord Europa). Secondo l’ultimo dei sondaggi internazionali, risalente al 2 ottobre scorso, i Popolari insieme alle altre forze di Centrodestra dovrebbero riuscire a mantenere la maggioranza, senza dover ricorrere all’aiuto dei sovranisti. In netto calo invece i Socialisti, mentre guadagna un po’ la Sinistra radicale. Per quanto riguarda l’Italia, 28 seggi andrebbero alla Lega, 26 al Movimento Cinque Stelle, 15 al Partito Democratico e 7 a Forza Italia. In bilico sulla soglia di sbarramento del 4% c’è Fratelli d’Italia, che al momento viene dato fuori così come Liberi e Uguali. Un quadro complesso, che alle elezioni della primavera si semplificherebbe molto, riducendo la competizione a un referendum pro o contro l’Europa del rigore che conosciamo. Un voto che potrebbe cambiare il continente, oppure farlo diventare una camicia di forza persino più stretta di adesso.