Expo 2015, appalti a società plurindagate

di Stefano Sansonetti

Il business è più che mai entrato nel vivo. E sul piatto, con frequenza a dir poco sostenuta, ci sono appalti milionari che fanno gola a destra e a sinistra. Expo 2015, ormai, è soprattutto questo. Un centro intorno al quale, vista anche la fretta con la quale si deve procedere, ruota una galassia di interessi. Che si portano dietro qualche zona d’ombra. Basta andare a vedere cosa è successo in occasione di due tra le più recenti commesse assegnate dalla società, guidata da Giuseppe Sala, che ha in carico l’organizzazione della manifestazione. Non più di qualche settimana fa, infatti, è stato aggiudicato l’appalto per la progettazione ed esecuzione dei manufatti cosiddetti “Expo Centre” e “Padiglione Zero”. Si tratta, in pratica, della costruzione di vari spazi espositivi, sale conferenze e un auditorium. Ebbene, la commessa è stata vinta, per 24 milioni e 100 mila euro, dalla Cesi Cooperativa Edil-Strade imolese, con sede proprio a Imola, in provincia di Bologna. Si tratta, come quasi sempre avviene per aziende che vengono da quelle parti, di una realtà aderente a Legacoop, la lega della cooperative “rosse”. Così come alla Legacoop aderisce Cefla, altra cooperativa di Imola che si è aggiudicata un altro appalto succoso per Expo 2015, ovvero la progettazione ed esecuzione delle “Architetture di servizio”. In questo caso parliamo di aree di ristorazione, spazi commerciali, servizi ai visitatori, servizi igienici, servizi ai partecipanti, servizi per la sicurezza, magazzini e locali di servizio. La commessa, per un totale di 55 milioni e 600 mila euro, non è stata però assegnata soltanto alla Cefla. Accanto alla cooperativa rossa, infatti, in qualità di mandataria c’è la Impresa di Costruzioni Giuseppe Maltauro spa.

I precedenti

Per quest’ultima, azienda vicentina tra le più importanti in Italia nel settore delle costruzioni, non è certo la prima volta. Expo 2015, controllata al 40% dal ministero dell’economia e per il resto dalla regione Lombardia, da comune, provincia e Camera di commercio di Milano, aveva già assegnato a un raggruppamento di imprese, con dentro la Maltauro, un appalto da 42,5 milioni di euro per il “Progetto via d’acqua Sud”, ovvero per l’esecuzione del collegamento idraulico fra il sito Expo e il Naviglio Grande (vedi La Notizia del 31 luglio 2013). Per carità, in entrambi i casi si tratta di regolari procedure di gara. Peccato, però, che il curriculum della Maltauro sia pieno zeppo di inchieste giudiziarie che, da Tangentopoli in poi, hanno coinvolto il gruppo vicentino. All’inizio degli anni ‘90, per esempio, la società finì nel mirino della magistratura per presunte tangenti in occasione dell’appalto per la realizzazione del collegamento autostradale tra Venezia e l’aeroporto Marco Polo. Qualche anno fa, poi, una società del gruppo, la Ecoveneta, è stata lambita da un’inchiesta sul traffico di rifiuti illegali a Porto Marghera. La Ecoveneta, in pratica, si trovò a gestire un impianto di trattamento dei rifiuti tossici, poco dopo messo sotto sequestro dalla magistratura. Nel 2012, ancora, la Maltauro è stata indagata dalla procura di Pavia per l’ipotesi di smaltimento illecito di rifiuti in un’area di proprietà dell’azienda. Ma le vicende giudiziarie che nel corso dei decenni hanno toccato a vario titolo l’azienda di Vicenza sono numerose, e riguardano diverse aree geografiche del paese dove il gruppo è attivo. Insomma, un’ombra che di fatto accompagna la società e finisce con il riemergere ogni volta che la Maltauro si aggiudica commesse sul territorio, esattamente come è avvenuto adesso per Expo.

Gheddafi

Per non parlare, in questo caso a livello di curiosità internazionale, di come la Maltauro abbia in passato fornito il cemento per costruire il bunker di Gheddafi nella caserma di Bab al Aziziya a Tripoli, in Libia. Questo a dimostrazione di un rapporto consolidato del gruppo di costruzioni con la stessa Libia, paese all’interno del quale la società ha curato la progettazione ed esecuzione di opere come ospedali, cliniche, caserme e chi più ne ha più ne metta.

Esproprio a carico di Finmeccanica
Nello sviluppo dei lavori in vista di Expo, tra l’altro, si sta delineando anche la partita degli espropri. La società Ferrovienord, che tramite una holding fa capo alla regione Lombardia, sta gestendo la partita che dovrebbe portare alla realizzazione di un collegamento ferroviario tra i terminal 1 e 2 dell’aeroporto di Malpensa. Il tutto con connesse opere stradali “migliorative” dell’attuale situazione della viabilità limitrofa. Si tratta, informano i documenti predisposti qualche tempo fa, di opere connesse “all’accessibilità al sito Expo 2015”. Il valore previsto dell’investimento, sempre che l’opera riesca a vedere la luce in tempo, è di 140 milione di euro. Per costruire, però, bisognerà utilizzare tutta una serie di terreni ubicati intorno al comune di Somma Lombardo (Va). Ebbene, Ferrovienord nei giorni scorsi ha pubblicato un elenco con tutti i terreni interessati dalla procedura di pubblica utilità, preliminare all’esproprio. Tra questi ci sono varie “particelle catastali” di proprietà di Finmeccanica, il colosso dell’aerospazio guidato da Alessandro Pansa. Nella zona di Somma Lombardo, infatti, hanno sede alcuni stabilimenti di Agusta Westland, la società di Finmeccanica che produce elicotteri.