Ferie amare per i peones, tutti a Roma e seggi a rischio. L’incubo dei deputati diventa realtà. Con la crisi in molti rischiano di andare a casa

Questa volta non c’è stato nemmeno il tempo di disfare le valige che il peggior incubo dei peones è diventato realtà. Non quello di trovare i fondi per la manovra di fine anno ma quello di dover interrompere le agognate ferie, la cui durata doveva essere di 38 giorni, di punto in bianco, rinfilare tutto nel trolley e fare ritorno nella calda e afosa città eterna. Per chi già pregustava un cocktail in riva al mare, magari ai tropici, lo tsunami scatenato dal Capitano sul Governo gialloverde deve esser sembrato l’equivalente di un’ingiustizia inspiegabile. Ed eccola qui, servita per il 20 agosto quando i deputati torneranno sui banchi del Parlamento e saranno chiamati a votare la fiducia. Ma non una di quelle decisive per le sorti del Paese, tanto chi ha deciso di mandare a monte l’Esecutivo Conte del cambiamento deve interessargliene davvero poco, perché, inutile nasconderselo, l’esito di questa consultazione di mezz’estate appare una delle più scontate delle storia d’Italia. Qualcosa che i peones hanno capito benissimo e che già vivono come una punizione divina. Infatti non è difficile immaginare qualcuno di loro che, lasciata a casa giacca e cravatta per un ben più comodo costume da bagno, si starà chiedendo, nella più fantozziana delle espressioni: “perché io?”. Del resto, eccezion fatta per i leghisti che già pregustano un bagno di potere, di tornare al voto nessuno avrebbe voluto. Almeno non ora e con questo caldo.