Fine dei Giochi. Grillo chiude il dibattito: “Olimpiadi a Roma no grazie”. Il leader dei 5 Stelle anticipa la Raggi

Lo stop definitivo alle Olimpiadi a Roma arriva direttamente da Grillo. E arriva con un post sul blog tal titolo eloquente: "Olimpiadi a Roma, no grazie"

Lo stop definitivo alle Olimpiadi a Roma nel 2024 arriva direttamente da Beppe Grillo.  E arriva con un post sul blog tal titolo eloquente: “Olimpiadi a Roma, no grazie”. Con una foto a corredo della situazione attuale degli impianti costruiti per le olimpiadi greche di Atene. Impianti abbandonati nell’incuria. Insomma nessun passo indietro rispetto a quello che il Movimento 5 Stelle aveva professato in campagna elettorale rispetto all’eventualità di organizzare le Olimpiadi. C’è da dire che successivamente alla vittoria elettorale non erano mancate le parziali aperture e i “valuteremo”. Il post sul blog di Grillo e le ultime calamità politiche fanno sì che quel post ponga una parola definitiva sullo stop ai Giochi,

IL POST SUL BLOG DI GRILLO – Il post, che precede l’annuncio ufficiale della sindaca Virginia Raggi, è firmato dal presidente Adusbef (Associazione difesa consumatori ed utenti bancari, finanziari ed assicurativi), Elio Lannutti: In un Paese divorato da corruzione ed illegalità, con il più imponente debito pubblico pari a 2.248,8 miliardi di euro, cresciuto con l’attuale Governo al ritmo di 5 miliardi al mese pari a 116.000 euro al minuto, una pesante ipoteca che grava sul futuro dei giovani, a chi e cosa servono le Olimpiadi di recente giudicate dal presidente Renzi: “fantastiche perché porterebbero soldi alle periferie”, che secondo l’analisi di Gavin Poynter, professore di scienze sociali alla East London University e direttore del centro di ricerca universitario LERI, vengono: “spesso presentate come opportunità di rigenerazione per la città che li ospita, ma finiscono invece col diventare uno spreco di risorse pubbliche e un ottimo affare solo per le speculazioni private”?

Se le Olimpiadi o i mondiali, possono essere funzionali alle classi politiche ed economiche per appagare il delirio di onnipotenza di immarcescibili saltimbanchi e molti affari per gli imprenditori,i Giochi spesso vengono utilizzati per ipotecare il futuro dei giovani gonfiati di debiti e come potenti armi di distrazione di massa, con la finalità di offrire con lo spettacolo, ripreso in mondovisione da mass media e Tv che ne finanziano una minima parte dei costi, effimeri sollievi a condizioni economiche e sociali delle famiglie, che potrebbero essere momentaneamente appagate con le medaglie, prima di finanziare con le loro fatiche, i costosi apparati pubblici.

Roma, che non si è ancora ripresa dai mondiali di Nuoto del 2009 (con un deficit di 9 milioni di euro), che ha lasciato debiti e macerie ancora tutte da smaltire, dopo l’inchiesta dei magistrati sui “grandi eventi” e le “cricche degli appalti” con imprenditori e funzionari pubblici coinvolti, come il palazzetto delle vele di Calatrava a Tor Vergata, 250 milioni di euro per un cumulo di cemento e un ammasso di ferro che potrebbe costare circa 700 milioni di euro; i 26 milioni di euro per la piscina di Ostia; i 13 milioni di Valco San Paolo; o la piscina costruita su suolo pubblico con fondi privati, poi offerta in concessione al Circolo Aniene, ha veramente bisogno delle Olimpiadi ?

Come si può verificare dalle tabelle elaborate da Adusbef e da un recente studio della Oxford University, quasi tutte le edizioni dei giochi, oltre a portare debiti, hanno visto raddoppiare il budget iniziale previsto, in media di un + 176%, a partire dalle Olimpiadi di Toronto, del 1976: nonostante l’allora sindaco Jean Drapeau avesse detto che «i giochi olimpici non possono perdere soldi i costi – inizialmente stimati in 250 milioni di dollari – lievitarono fino a ben oltre i due miliardi, al punto che il governo locale fu costretto ad istituire una tassa speciale sui tabacchi per ripagare i debiti, in particolare per la costruzione dello stadio olimpico, presente trent’anni dopo la fine dei Giochi ed estinta solo a fine del 2006.

Tutte le edizioni successive a quella del 1984 sono state una perdita netta per le amministrazioni pubbliche locali e nazionali. In Spagna il governo, la città e la regione di Barcellona (sede delle Olimpiadi 1988) ci rimisero oltre 6 miliardi di dollari. Ad Atene il rosso delle casse pubbliche, dopo le Olimpiadi 2004 che batterono tutti i precedenti record di costi, è stato di oltre 10 miliardi (su spese complessive di 15) contribuendo al disastro dei conti del Paese. A Pechino – che per i giochi del 2008 batterono il record di spesa appena stabilito da Atene – il costo netto per le casse pubbliche è stato addirittura di oltre ventisei miliardi di dollari.

Adusbef, impegnata da anni a diffondere politiche economiche sostenibili ed una riduzione del debito pubblico, che non ha condiviso notoriamente alcunché del governo tecnico presieduto dal senatore Mario Monti dalla fine del 2011, ritenne (e a maggior ragione oggi) ritiene sacrosanta la decisione di far rinunciare Roma alla candidatura delle Olimpiadi, per offrire un segnale di serietà e rigore nella gestione dei conti pubblici, per evitare che si possa continuare a giocare sulla pelle dei giovani, mentre il Paese non è ancora uscito dalla gravissima crisi economica, etica e morale che da anni lo perseguita.

Ps: Le liste del MoVimento 5 Stelle sono solo quelle certificate e per il 2017 non é stato ancora iniziato il processo di certificazione. Si invitano i giornalisti a non dichiarare il falso annunciando liste del MoVimento 5 Stelle non presenti qui. Liste proponenti che dovessero dichiararsi ufficiali del MoVimento 5 Stelle prima della certificazione potrebbero essere inibite all’uso del logo.