Fioroni torna sul luogo del delitto. L’ex presidente della Commissione parlamentare che indagò su via Fani: “Chi sa ha il dovere morale di dire come è stato ucciso Aldo Moro”

Presentato il libro "Il caso non è chiuso, la verità non è detta"

“Lo dico da cattolico: non basta il perdono e se non sentono il bisogno di dire la verità su quello che è successo, non vadano però in tv e chi li invita smetta di invitarli perché è troppo”.  E’ quanto ha detto il dem Giuseppe Fioroni, ex ministro e presidente della commissione parlamentare d’inchiesta “Moro 2”, presentando il libro “Il caso non è chiuso, la verità non è detta”, scritto insieme alla giornalista Maria Antonietta Calabrò, in cui ha raccolto l’esito delle indagini compiute dalla commissione sul sequestro e l’uccisione del presidente della Dc Aldo Moro.

“Questo libro – ha detto Fioroni – è stato scritto per lasciare traccia del lavoro svolto dalla Commissione e perché non se ne può più, ogni anno il 16 marzo e il 9 maggio, di vedere raccontare la storia come se gli orologi fossero fermi a quei giorni e dover sopportare che criminali bastardi che hanno ucciso, vadano in televisione, facciano le star e diano le loro versioni e non sentano il dovere morale di dire come è stato ucciso Aldo Moro”.

L’ex presidente della commissione Moro ha ribadito che è difficile “sapere molto di più di quello che siamo riusciti a sapere, perché poi diventa un depistaggio per esagerazione”.  “Chi può aiutarci lo faccia – ha poi aggiunto -, perché una congiura del silenzio rende tutti meno liberi e questo non è all’altezza dell’Italia e degli italiani”.

Fioroni ha poi ricordato che il lavoro della commissione è stato lungo e reso possibile anche grazie al contributo della Guardia di finanza, che ha permesso la digitalizzazione delle carte, “altrimenti saremmo morti sepolti”, ed è costato 35 mila euro nei 4 anni, aggiungendo che i consulenti hanno hanno lavorato “tutti gratis”.

Nel corso della presentazione l’ex ministro ha narrato un aneddoto: “Scrivendo questo libro ho capito che il difetto non è dei servizi segreti ma della formulazione delle domande fatte ai servizi segreti. Formulando la domande bene, la risposta arriva”.