Fondazioni liriche e soliti film, chi ride con la Cultura: tra i film finanziati anche Muccino e Ozpetek

Da tempo immemore ormai va avanti la tiritera secondo la quale “con la cultura non si mangia”. Eppure non è sempre vero. Ecco chi prende i fondi pubblici.

Da tempo immemore ormai va avanti la tiritera secondo la quale “con la cultura non si mangia”. Eppure non è sempre vero. Specie se si riesce a rientrare nelle “grazie” del fatidico Fondo Unico per lo Spettacolo, il finanziamento disposto dal ministero dei Beni Culturali, che ogni anno ha l’onere e l’onore di foraggiare l’attività di spettacolo in Italia, dalla lirica al teatro passando per il cinema. Come tradizione vuole, prima della fine del 2016 il ministro Dario Franceschini ha consegnato in Parlamento la relazione sull’andamento del Fus nel 2015.

I numeri – I dati, seguendo il trend positivo degli ultimi anni, segnano una crescita (anche se lieve) del fondo, che è passato da 403 a 406 milioni di euro. Ma, a questo punto, entriamo nel dettaglio. Già perché, come accade ormai da anni, la quota maggiore dell’intero stanziamento è assorbita dalle fondazioni lirico-sinfoniche che, non riuscendo a coprire ovviamente le spese contando solo sugli incassi degli eventi ed essendo ricoperti di debiti (un esempio? Secondo l’ultimo bilancio del Teatro Carlo Felice di Genova, i debiti ammontano a circa 35 milioni di euro), si sono pappati nel 2015 qualcosa come 182 milioni di euro. In percentuale, il 44% dell’intero stanziamento. E anche qui c’è da divertirsi, con la Scala di Milano che, da sola, ha goduto di uno stanziamento di 29 milioni, più dell’Opera di Roma per la quale è stato disposto un fondo da 17 milioni di euro. Stanziamenti necessari, certo, visto il costo di strutture importanti come i teatri lirici. Eppure, nel fantastico mondo del Fus, c’è chi ha dovuto stringere la cinghia. A cominciare dal teatro e dalla danza. Qualche esempio? Presto detto: “rispetto al 2014 – si legge nella relazione – l’importo stanziato per le attività teatrali è diminuito di 3.929.842,40 euro (-6,23%)”. Un taglio non di poco conto, considerando la mole di tournéé (per le qualli il Mibact ha stanziato solo 93mila euro), festival e teatri da mantenere e preservare. Senza dimenticare storiche accademie (che pure si sono visti tagliare importanti fondi), come la “Silvio D’Amico” (nel 2015, solo 800mia euro). Stessa “musica” anche per la danza: nel 2015 fondi per poco più di 10 milioni.

Ciak, si spende – Non si può, infine, dimenticare l’attività cinematografica, che tante soddisfazione ha regalato al nostro Paese negli anni passati. Anche qui si nota un taglio tutt’altro che secondario, siccome parliamo di una riduzione del 7%: dagli 83 milioni del 2014 ai 73 del 2015. Eppure si è trovato sempre il modo di finanziare film con il classico contributo di “riconoscimento di interesse culturale”. E qui, tra le tante opere, spiccano L’estate addosso di Gabriele Muccino (700mila euro), l’attesissimo Pipì, Pupù e Rosmarina e il mistero delle note rapite (150mila euro). Ma c’è spazio anche per “guru” del cinema come Ferzan Ozpetek che ha ricevuto 700mila euro per il suo Rosso Istanbul, che però forse è in ritardo siccome uscirà solo quest’anno.