Fondi sottratti alla Margherita

di Alessandro Righi

Dopo la condanna per danno erariale della Corte dei Conti sull’ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi si abbatte la Procura di Roma che ha chiesto una condanna a 7 anni e mezzo di carcere. L’ex senatore è accusato di associazione per delinquere finalizzata a commettere un numero non quantificabile di appropriazioni indebite e anche di calunnia nei confronti di Francesco Rutelli. Lusi si sarebbe impossessato illecitamente di oltre 25 milioni di euro dei fondi destinati al partito. Oltre alla richiesta di reclusione il pm Stefano Pesci ha richiesto l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e la confisca dei beni sottoposti a sequestro fino ai 25 milioni sottratti dalle casse del partito. “Luigi Lusi, grazie a un’ampia delega aveva una signoria totale rispetto alla gestione delle spese della Margherita”, ha spiegato il pubblico ministero nel corso della requisitoria, “solo lui era a conoscenza delle singole operazioni, perché aveva il potere di firma oltre a Rutelli che non se ne è mai servito. Nella gestione operativa e finanziaria del partito, i politici erano assenti così come superficiali e all’acqua di rose erano le verifiche degli altri organi di controllo, a cominciare dai revisori dei conti. Ecco perché il caso Lusi ha segnato una crisi profonda nella Seconda Repubblica”.

Gli anni nel mirino
L’indagine su Lusi parte dopo una segnalazione della Banca d’Italia e scatta nel gennaio del 2012. L’ex tesoriere della Margherita è accusato di aver sottratto fondi dalle casse del partito per scopi personali, creando una sorta di contabilità parallela che sarebbe sfuggita ai revisori dei conti. Il conto corrente del partito, che Lusi gestiva in tutta autonomia secondo le ricostruzioni, dal 2007 al 31 dicembre 2011 vide affluire una cifra ingente: in soldoni 80 milioni di euro come rimborsi elettorali. I tre quarti di questa cifra sarebbero stati utilizzati per spese illecite, per affari privati e questioni personali. L’accusa sostiene che la somma nel mirino sarebbe confluita nella TTT srl, società utilizzata per acquistare immobili e riconducibile allo stesso Lusi e per acquisire le quote della Paradiso Immobiliare. Altri 3,6 milioni sarebbero finiti alla moglie Giovanna Petricone, che ha patteggiato a un anno, e altri 2 milioni ad altri amici di Lusi. Per quanto riguarda altri soldi non tracciati la procura ha fatto sapere che “c’è sicuramente la distrazione, ma non c’è prova dell’appropriazione perché gli importi sono di modesta entità e gli assegni in questione alcune migliaia”. Il pm Stefano Pesci ha sollecitato una condanna a tre anni per il commercialista Mario Montecchia e a due anni e due mesi per il collega Giovanni Sebastio. Il magistrato ha, invece, chiesto l’assoluzione per la segretaria Diana Ferri. Gli imputati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata all’appropriazione indebita.

Danno erariale
Il 30 dicembre del 2013 è arrivata la stangata della Corte dei Conti su Lusi condannato a versare nelle casse dello Stato 22,8 milioni di euro per danno erariale a fronte di una richiesta di patteggiamento. Facendo un ulteriore passo indietro torniamo ai giorni delle indagini. Iscritto nel registro degli indagati l’ex tesoriere rassegnò le dimissioni da alcuni incarichi parlamentari (non da senatore) e nel febbraio del 2012 arrivò anche l’espulsione dal Partito democratico. A maggio 2012 la richiesta d’arresto arriva a Palazzo Madama, richiesta approvata il mese successivo. A quel punto Lusi si presentò spontaneamente al carcere di Rebibbia. Dal settembre dello stesso anno arresti domiciliari, in provincia dell’Aquila, fino alla scarcerazione del maggio 2013. Ora una batosta dopo l’altra.