Fornitori ko con i concordati: così il Movimento 5 Stelle tradisce le imprese. Parla l’ex assessore Mazzillo: strategia folle. I carrozzoni pubblici salvati a spese dei privati

Applicare su larga scala il concordato per risanare le aziende partecipate dagli enti locali presenta grossi rischi. Ne è convito l'ex assessore Mazzillo

Sta facendo discutere, ma non poteva essere diversamente, l’ultima trovata economica dei Cinque Stelle, ovvero applicare su larga scala il concordato per provare a risanare le aziende partecipate dagli enti locali (vedi La Notizia di ieri). L’idea, nata sulla scorta del successo ottenuto con l’Aamps di Livorno, e ora alla prova della disastrata Atac di Roma, presta però il fianco a rischi enormi. A esserne convinto è Andrea Mazzillo, ex assessore al bilancio della giunta capitolina di Virginia Raggi. Certo, qualcuno potrà dire che Mazzillo ha un po’ il dente avvelenato, visto che proprio la sua opposizione al concordato Atac ne ha facilitato l’uscita dal Campidoglio. Ma in questa intervista a La Notizia offre una riflessione economica sui limiti del piano.

Domanda. Ha sentito il progetto esposto l’altro giorno alla Camera, durante un question time, dalla deputata grillina Laura Castelli?  Parla di un risanamento delle partecipate locali tramite concordato…
Risposta. “Che dire, questa proposta mi fa specie. Come il discorso dei debiti che la Pubblica amministrazione paga quando vuole, però tu impresa devi pagare subito”.

Cos’è che qui proprio non la convince?
“Un’impresa pubblica dovrebbe cercare di garantire continuità aziendale senza incidere sui fornitori. Faccio fatica a comprendere un’applicazione del concordato su larga scala”.

Siamo di fronte al rischio tagliola per i creditori?
“Parliamoci chiaro, veniamo da stagioni in cui tra aziende pubbliche e fornitori c’erano rapporti incestuosi, spesso basati su logiche di tipo clientelare. Adesso però questi rischi sono limitati da normative più stringenti, che vanno dall’obbligo di adeguarsi alla contrattualistica Consip all’avvento dei costi standard”.

Insomma, concordato bocciato, come lei già aveva fatto nel caso Atac?
“Io dico che la procedura può anche essere applicata, ma in modo preciso. E soprattutto il concordato dovrebbe essere usato come strada per una ristrutturazione aziendale, con l’obiettivo di ripagare tutti i creditori, naturalmente in tempi diversi. Qui non si può fare di tutta l’erba un fascio: ci sono fornitori che hanno praticato prezzi di mercato, che si sono comportati con trasparenza e che pertanto vanno tutelati. Così come va tutelato il loro indotto”

Però ci sono aziende nei confronti delle quali non si può più andare di fioretto, occorre la sciabola, non crede?
“Certo. Ma qui conta anche il messaggio di fondo. Se oggi si utilizzano procedure di concordato indiscriminate, se le imprese capiscono che questa è la soluzione a gestioni dissennate e che loro non vedranno ripagati i loro crediti, allora si rialimenta un circolo vizioso. Le stesse imprese, per dire, al momento di offrire le condizioni di fornitura all’azienda pubblica alzeranno il prezzo, scaricandoci dentro tutti i rischi dei successivi mancati incassi. Vogliamo ricominciare a procedere in questo modo?