Fumata bianca per il Csm. Tiene l’accordo sulle nomine. Il Parlamento ha eletto gli otto membri laici. Palazzo dei Marescialli senza quote rosa

Nonostante la fumata bianca dopo una trattativa serrata all’interno dei singoli partiti, non mancano le polemiche sulle nomine per il Csm

L’avvocato di Berlusconi e il parlamentare di stretta osservanza renziana. Michele Cerabona e Davide Ermini siederanno al Consiglio superiore della magistratura: sono due degli otto membri laici scelti dal Parlamento in seduta comune. Nomi, e non sono gli unici, che fanno discutere. Nonostante la fumata bianca dopo una trattativa serrata all’interno dei singoli partiti, non mancano le polemiche. I 5 Stelle hanno indicato i candidati, Alberto Maria Benedetti, Filippo Donati e Fulvio Gigliotti, dopo una consultazione tra gli iscritti che ha fatto inviperire il deputato del Movimento, Andrea Collettti. Che è tornato all’attacco contestando la scelta dei parlamentari pentastellati  di dare il via libera all’elezione non solo dell’iper-renziano Ermini, ma anche a quella di Alessio Lanzi, “già avvocato di David Mills e Fedele Confalonieri”, dell’avvocato di Berlusconi Cerabona e pure a Stefano Cavanna, “avvocato della Lega Nord che sta seguendo il processo sul recupero dei 48 milioni di euro”.

Una protesta inascolatata. Perchè l’asse sulle nomine tra Lega 5 Stelle ha tenuto e pure quello tra la maggioranza e le opposizioni. Tutti d’accordo anche a non indicare alcuna donna per Palazzo dei Marescialli.  La Lega, che si è aggiudicata anche la designazione di un giudice costituzionale (Luca Antonini), ha puntato su Cavanna e Emanuele Basile per Palazzo dei Marescialli. Ma la partita più complicata è stata quella in Forza Italia e Partito democratico. La trattativa in casa forzista è stata gestita da Niccolò Ghedini in persona. Che ha scelto Lanzi e l’altro avvocatissimo Cerabona, che ha difeso Silvio Berlusconi nel processo sulla presunta compravendita di senatori. Nomi, proprio per l’estrema vicinanza al Cav, non facilissimi da far digerire. Anche a quanti avevano temuto che la partita del Csm potesse servire a far tornare in Parlamento il leader di Forza Italia attraverso le elezioni suppletive che si sarebbero dovute svolgere con l’elezione di un deputato o di un senatore al Csm. Ma è nel Pd che si è consumato lo scontro. L’ennesimo, tra i fedelissimi renziani e quanti vorrebbero liberare il partito per agevolare una fase nuova. Alla fine hanno vinto i primi: i capigruppo Pd di Camera e Senato, Graziano Delrio e Andrea Marcucci, hanno annunciato alle rispettive assemblee di gruppo la candidatura unica al Csm di Davide Ermini. Tramontata l’ipotesi di indicare un costituzionalista di chiara fama come Massimo Luciani, mossa del cavallo proposta per evitare la conta tra renziani e non. “Su di lui c’è un larghissimo consenso ed è apprezzato anche dalla magistratura”, hanno subito chiosato i fedelissimi dell’ex segretario per blindare la scelta. Sarà interessante vedere Ermini al plenum del Csm dove siederà anche Piercamillo Davigo. Epico il battibecco tra i due quando il capo di Autonomia e Indipendenza era presidente dell’Anm. “I magistrati parlino con le sentenze” aveva detto Ermini all’epoca responsabile Giustizia del Pd. Secco Davigo: “Dire che i magistrati devono parlare solo con le loro sentenze equivale a dire che devono stare zitti”.