Gare sul verde bloccate a Roma. Dopo due anni appalti ancora fermi per la burocrazia. La Raggi non ci sta più e chiede di far partire i bandi

Ieri un pino è caduto a Roma colpendo in pieno due persone e tre automobili in sosta

A Roma non c’è quiete dopo la tempesta. Sferzata di venti di inaudita potenza anche ieri è stata una giornata complicata per la Capitale dove un pino marittimo, lungo trenta metri, è stato sradicato ed è crollato in viale Mazzini, colpendo in pieno due persone e ben tre automobili. Gravi le ferite subite dai due uomini, rispettivamente di 42 e 52 anni, che sono stati ricoverati in codice rosso, uno all’ospedale Santo Spirito e l’altro all’Umberto I, ma che non risulterebbero in pericolo di vita.

È il solito copione che si ripete in città dopo eventi meteorologici di particolare intensità. Proprio come quelli che hanno funestato Roma nel fine settimana, con circa 300 piante cadute in terra, e che ieri ha rischiato di causare una strage nel quartiere Prati. Tutto è accaduto all’improvviso, verso le nove e mezza di mattina, davanti alla Corte dei Conti. Prima uno scricchiolio sinistro, poi il gigantesco arbusto che si staccava e iniziava la sua folle discesa, colpendo prima un lampione, che ne attutiva la caduta, poi le vetture e i passanti.

Sul posto è arrivata immediatamente la sindaca Virginia Raggi e anche le squadre dei vigili del fuoco e due pattuglie delle Polizia Locale che, oltre a soccorrere i due feriti, hanno dovuto chiudere il tratto di viale Mazzini in cui si è verificato il crollo. Non solo. Dopo un controllo è stato disposto l’immediato abbattimento dei due pini adiacenti a quello caduto in viale Mazzini perché, secondo l’agronomo Enrico Chiarot, potrebbero cadere da un momento all’altro.

Eppure quel pino era tutt’altro che sconosciuto ai tecnici del Campidoglio. In agosto, infatti, era stato monitorato il suo stato di salute ed era stato segnato con una X gialla sulla corteccia. Un simbolo usato dagli agronomi per indicare quando una pianta ha bisogno di un intervento urgente di messa in sicurezza che però non c’è mai stato. Del resto Roma ancora oggi paga l’eredità pesante di Mafia Capitale che sul verde pubblico aveva concentrato parte dei propri appetiti.

Con le ditte di Buzzi fuori dai giochi, il settore era stato sostanzialmente bloccato. Così due anni fa la giunta di Raggi, in antitesi a quanto avveniva precedentemente, aveva indetto due bandi che avrebbero dovuto risolvere la situazione ma che, invece, si sono arenati per via della burocrazia. Una gara riguardava il verde orizzontale, ossia la manutenzione dei giardini, e risulta tutt’ora ferma alla sola aggiudicazione da parte delle ditte vincitrici, le quali hanno già iniziato a lavorare con una procedura d’urgenza malgrado siano ancora in attesa di contrattualizzazione.

L’altra riguarda il verde verticale, ossia la potatura, ma i relativi quattro bandi, nonostante la gara sia stata effettuata sempre ad aprile 2017, non sono stati nemmeno assegnati. Qualcosa a cui occorre mettere mano al più presto, cercando di capire cosa si sia realmente inceppato negli ingranaggi del Campidoglio, come la Raggi ha promesso di fare.

“Si tratta di piante per le quali non c’è alcun rimedio – scrive la sindaca Raggi sulla sua pagina Facebook – e per le quali non basta la manutenzione. Questi alberi li potremo sostituire piantandone altri, giovani e sani, al loro posto. Molti degli esemplari caduti hanno circa 90 anni: sono stati piantati durante il regime fascista ed ora sono giunti al termine della loro esistenza. Si tratta di piante per le quali non bastano le cure ordinarie. So che queste mie parole faranno adirare molte associazioni ambientaliste ma la situazione del patrimonio arboreo di Roma è questa. Per fare la manutenzione dei 330mila alberi presenti a Roma servono fondi e, soprattutto, la possibilità di recuperare i ritardi dovuti ai decenni in cui troppo poco è stato fatto”.

“Per questo piano straordinario – ha aggiunto la sindaca di Roma – saranno necessari fondi speciali che, attualmente, il Comune di Roma Capitale non ha. Ma che chiederemo al Governo. Durante il periodo di Mafia Capitale si è fatto finta di nulla, c’era chi speculava proprio sul settore ambiente con appalti truccati e incuria. Ne paghiamo le conseguenze anche oggi. Quel tempo è definitivamente passato.  Ho ripreso la delega all’Ambiente e ho deciso di imprimere una svolta forte in tal senso per difendere i miei cittadini”.