Gioielli di Stato, basta cessioni. M5s contrario a vendere altre quote di Eni, bocciata la presenza cinese in Terna e Snam

di Stefano Sansonetti

I consulenti più vicini a Luigi Di Maio parlano di una strategia economica grillina basata su tre punti principali. Primo: patriottismo economico. Secondo: una Cassa Depositi e Prestiti proiettata verso il modello tedesco, con molti più prestiti (debito) e molti meno investimenti (equity). Terzo: un nuovo vertice alla Direzione generale del Tesoro al posto di Vincenzo La Via. Naturalmente questi tre punti hanno tutta una serie di conseguenze, molte delle quali sono intuibili andando a spulciare nell’enorme serbatoio di interrogazioni e interpellanze che il Movimento 5 Stelle ha prodotto nel corso della scorsa legislatura. Per alcuni osservatori pentastellati una sorta di manifesto grillino è un’interpellanza urgente depositata alla Camera il 5 luglio del 2016, primo firmatario Andrea Vallascas (confermato a Montecitorio), cofirmata da tutti i pezzi grossi del Movimento ancora oggi in pista come lo stesso Di Maio, il neo presidente della Camera Roberto Fico e il questore “anziano” Riccardo Fraccaro.

Il primo passaggio – In quell’atto i deputati si erano letteralmente rivoltati contro l’ipotesi di una cessione di una quota della Cassa Depositi per permettere al Tesoro di fare cassa. Nell’argomentare la pericolosità dell’operazione, di cui all’epoca si era parlato in tema di privatizzazioni, i deputati avevano ricordato che il mondo Cdp si era già rischiosamente aperto agli investimenti cinesi, consentendo al colosso State Grid of China di entrare nel capitale di Cdp Reti, la controllata di Cassa che a cascata ha partecipazione strategiche in Snam, Terna e Italgas. In altre interrogazioni simili, poi, i grillini si sono detti contrari a utilizzare Cdp per cederle ulteriori pacchetti di Eni ed Enav. L’atteggiamento anti cinese del Movimento sembra una costante in molti interventi parlamentari. Altre tracce, per esempio, si trovano in un’interrogazione alla Camera del 7 agosto 2014, in un’interpellanza del 24 ottobre del 2014 e in un’altra interrogazione del 14 novembre 2016. Il leit motiv: è stato un errore far entrare i cinesi nelle reti strategiche per il tramite di Cassa Depositi. La Cdp era già da allora un pallino dei grillini, come testimoniato anche da un’interrogazione presentata dal gruppo alla Camera il 29 ottobre del 2014. In essa si spingeva per un ripubblicizzazione della gestione del servizio idrico, “con decadenza degli affidamenti a terzi attualmente in essere”. Al tal fine, concludeva l’atto, “bisogna prevedere un fondo per la ripubblicizzazione sostenuto da Cassa Depositi”.

Che il modello di Cdp preferito dai grillini sia quello tedesco (della quasi omologa Kfw) è dimostrato dalla slavina di interrogazioni con le quali nella scorsa legislatura i pentastellati hanno pesantemente contestato operazioni di investimento come quella nella catena di alberghi Rocco Forte (peraltro con base in Inghilterra). Su questo tema gli sherpa di Di Maio sostengono che la Cassa Depositi dovrebbe occuparsi meno di equity e più di debito, cioè orientarsi di più verso la classica attività di prestiti e finanziamenti. Un po’ il contrario di quanto fatto dal gruppo sotto la guida dei banchieri Claudio Costamagna e Fabio Gallia.

Il dettaglio – Un certa insofferenza grillina, sempre in tema di Cdp, sembrerebbe esserci anche nei confronti degli azionisti privati della Cassa, ovvero le fondazioni bancarie rappresentate dall’Acri di Giuseppe Guzzetti. In un’interrogazione alla Camera molto risalente nel tempo, presentata il 9 aprile del 2013 da Federica Daga e Daniele Pesco, ci si chiedeva espressamente “perché il Governo italiano abbia voluto consolidare la presenza di azionisti privati nel capitale della Cdp”. Insomma, l’idea è quella di una Cassa molto più “pubblica” di adesso. Per far questo, incalzano i consiglieri di Di Maio, è necessario che al Tesoro ci sia un direttore generale più allineato. Una critica all’attuale vertice rappresentato da Vincenzo La Via, sin qui sempre protetto dal presidente della Banca centrale europea (Bce), Mario Draghi. Lo stesso la Via che, naturalmente, in rappresentanza del ministero dell’Economia siede nel Consiglio di amministrazione della Cassa.

Twitter: @SSansonetti