Gli irascibili sbarcano a Roma. Pollock e la scuola di New York in mostra al Vittoriano. Colori che riescono a schiaffeggiare la nostra anima

Sono i maestri di quel filone dell’arte contemporanea che ha in Jackson Pollock uno dei riferimenti assoluti, protagonista di una rilevante mostra a Roma

Basta vedere il groviglio di colori delle opere per intuire perchè li definivano “irascibili”. Sono i maestri di quel filone dell’arte contemporanea che ha in Jackson Pollock uno dei riferimenti assoluti, tra pochi giorni protagonista di una rilevante mostra a Roma. Nell’antologia curata da Luca Beatrice, “Pollock e la scuola di New York” appaiono capolavori come la grande e celebre N° 27, in prestito dal Whytney Museum (quello di Renzo Piano) di New York. Ma ci saranno anche altri “irascibili”, tra cui Mark Rhotko, l’artista che nel 1970, deluso e depresso, divorziò dagli sgargianti colori della Pop art e creò “Grey on black”, l’opera dai toni scuri che ispirò la celebre “paint it black” dei Rolling Stone. La stella polare della rassegna che lancia l’autunno della grande arte esposta a Roma resta però Pollock, maestro considerato il N° 1 dell’arte contemporanea, come testimonia anche la “N°5”, ventesima opera d’arte più costosa al mondo, appena valutata 148 milioni dollari. Se oggi si parla si dripping, letteralmente tradotto in sgocciolatura, è proprio grazie a Pollock, l’artista statunitense a cui tutti ormai riconoscono la paternità di quel movimento artistico chiamato espressionismo astratto, che invase l’occidente lasciandosi alle spalle il surrealismo di Marx Ernst. Nonostante il successo per l’artista arrivò già nel 1943 grazie all’incontro con la mecenate Peggy Guggenheim, nipote del noto Solomon Roberto Guggenheim, Pollock sperimentò la tecnica del dripping solo nel 1947 con “alchemy”. Si tratta della sua opera più famosa, simbolo di rottura che segna il passaggio dal periodo “classico” a quello “nuovo” che lo rese il più grande creatore d’arte contemporanea di tutti i tempi.
Dietro a quell’apparente e illogico miscuglio di colori si nasconde un susseguirsi di immagini che parlano di Navajos, di stermini, di conflitti mondiali, di capitalismo e comunismo, di guerra fredda e di altri stermini. Una grande lezione per tutti.

Evento Capitale – Ospitare una rassegna come questa è un atto di coraggio per Roma, lo stesso coraggio degli artisti della scuola di New York, che negli anni quaranta deviarono la strada dell’arte passando da una rappresentazione realista del mondo, tipica dei governi sovietici, ad una astratta, surreale e personale. Gli irascibili, soliti guardare a sinistra, non furono però mai sostenuti dall’Unione Sovietica di cui sposavano le ideologie. Il dibattito su un ceto genere di influenze resta però aperto ed è pane per gli storici, quanto per gli appassionati. La mostra è in programma dal 10 ottobre, neòl’Ala Brasini del Vittoriano.