Gli scissionisti del Pd diventano Democratici e progressisti. Ma il movimento di Speranza e Rossi nasce già spaccato sulla fiducia al Governo

Dalla scissione del Pd nasce Democratici e progressisti. Ma il movimento è già diviso sulla fiducia al Governo Gentiloni.

Non c’è la parola sinistra nel nuovo movimento nato dalla scissione del Pd. L’ex capogruppo dem alla Camera, Roberto Speranza, e il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, hanno lanciato “Articolo 1 – Democratici e progressisti (Dp) dopo la definitiva rottura con Matteo Renzi, benedetta dai big Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema. Il progetto politico è stato presentato a Roma, alla Città dell’Altra Economia, con una certezza: la nascita è già caratterizzata da una spaccatura. Una parte, quella andata via dal Pd, ha garantito sostegno al Governo Gentiloni, mentre un’altra, quella capeggiata da Arturo Scotto che ha abbandonato Sinistra italiana, non voterà la fiducia all’esecutivo.

Guglielmo Epifani, uno dei promotori della scissione, ha ribadito: “Siccome sosterremo il Governo, voteremo i decreti” su immigrazione e sicurezza. Una posizione diversa da Scotto: “Abbiamo detto sin dall’inizio che serviva un governo che affrontasse la questione sociale e facesse una legge elettorale che garantisca rappresentanza governabilità, senza i capi lista bloccata”. Anche se l’ex presidente dei deputati di Si ha minimizzato: “Le cose che ci uniscono sono più di quelle che ci dividono”.

Il cammino di Democratici e progressisti, dunque, è già in salita. Speranza ha cercato di mettere sul tavolo i temi caldi: “Vogliamo ricostruire il centrosinistra, batterci per un nuovo centrosinistra nel Paese, libero da smanie autoreferenziali, dalla ricerca di un leader che rappresenta tutto e tutti”. Quindi ha spiegato: “Non nasce un nuovo partito ma un percorso, un movimento che vuole unire, che si interroga e vuole ragionare in modo inclusivo”. Non poteva mancare un riferimento alla scissione nel Pd: “C’è stata una frattura tra la rappresentanza politica e il popolo del centrosinistra. C’è stata sul lavoro, con il jobs act, sulla scuola e poi sul referendum per le trivelle con l’offesa inaccettabile di quel ‘ciaone’. È il momento di ricucire queste fratture”.

Rossi ha invece lanciato un altro cavallo di battaglia della sinistra: “Una patrimoniale sulla grande ricchezza sarebbe giusta”, ha detto. Il governatore della Toscana ha poi proposto: “Facciamo investimenti, politiche per il lavoro, assunzioni dei giovani: altro che bonus e detassazione generalizzata alle imprese. A levare le tasse ci pensa Renzi”.