Grande riforma dello Stato. Si punta a una larga maggioranza. Parla la capogruppo M5S in Commissione, Macina: “Il Pd sbagliò il metodo, non faremo lo stesso errore”

Intervista ad Anna Macina, capogruppo M5S in Commissione Affari Costituzionali

“La Costituzione va maneggiata con cautela”. Anna Macina, capogruppo M5S in Commissione Affari Costituzionali non ha dubbi.

Sulla riforma delle leggi di iniziativa popolare, la maggioranza ha trovato la quadra facendo proprio l’emendamento del Pd che fissa il quorum al 25% per la validità del referendum approvativo. Vi aspettate che ora il Pd voti il testo?
“Quando una decisione è condivisa, la norma smette di avere un colore politico e diventa patrimonio di tutti. È proprio quello che è successo con la misura che prevede il quorum approvativo al 25%. La nostra apertura nei confronti delle opposizioni è stata molto ampia, ed altrettanto ci auguriamo avvenga dall’altra parte”.

Basterebbe che o il Pd o FI votassero la riforma e alla Camera passerebbe con la maggioranza dei due terzi precludendo il referendum. E’ un obiettivo possibile?
“L’idea che si possa tenere un referendum finale sulla proposta non ci spaventa, i cittadini sanno benissimo che stiamo consegnando loro uno strumento che li rende protagonisti della vita politica. Così come i parlamentari sanno che con queste misure rendiamo più efficienti le Camere”.

Intanto, però, in Aula sono piovuti 700 emendamenti dalle minoranze. Non esattamente la migliore base di partenza per avviare un confronto non crede?
“L’obiettivo è una riforma condivisa, la priorità è fare gli interessi dei cittadini. Abbiamo accolto con riformulazione alcune proposte di modifica che riteniamo di buonsenso, perché la nostra volontà è accogliere tutti i contributi utili. Adesso ci auguriamo che le altre forze politiche si mostrino, nei fatti, collaborative”.

A chi vi ha preceduto le riforme non hanno portato bene. Come riuscirete dove altri hanno fallito?
“Quello con cui i partiti tradizionali – ultimo in ordine di tempo il Pd – hanno affrontato il tema riforme era un metodo sbagliato. Anzi, non era un metodo. Non si può fare un’insalata di modifiche, mettendo tutto (anche misure che noi abbiamo aspramente contrastato) in una centrifuga. La Costituzione va trattata con cura e delicatezza in un clima di confronto, come sta accadendo con noi in maggioranza”.

Non c’è solo la riforma dell’iniziativa popolare: a che punto siete con il taglio dei parlamentari?
“La proposta ha iniziato il suo iter al Senato e – vi do una notizia – arriverà in Aula il prossimo 5 febbraio. Ci siamo quasi: una volta approvata sarà un’altra conquista dei cittadini”.

Mettendo insieme le due riforme, quale sarà il risultato complessivo della riforma costituzionale?
“Efficienza, inserimento armonico degli strumenti della democrazia diretta nell’impianto della democrazia rappresentativa, partecipazione e confronto del Parlamento con i cittadini. E, non da ultimo, risparmio: con il taglio dei parlamentari si parla di circa mezzo miliardo a legislatura”.

La critica più gettonata contro questo impianto è che il vero obiettivo è quello di superare il Parlamento, per passare da una democrazia rappresentativa ad una democrazia diretta…
“Chi dice questo è in malafede e dovrebbe riflettere sull’etimologia di una tra le più belle parole del nostro vocabolario: democrazia. Significa che la sovranità appartiene al popolo, come afferma anche la Carta costituzionale. Democrazia rappresentativa e diretta sono due declinazioni di un unico principio fondamentale, e vanno sintonizzate. Proprio come stiamo facendo”.