Grecia, spese militari folli su ordine di Germania e Fmi. Dossier shock della Nato sull’acquisto di armi. E le rivelazioni di Wikileaks: Atene fu costretta

“In un dibattito in Parlamento, il leader della coalizione di estrema sinistra (Syriza) Alavanos (Alekos, ndr) ha proposto che le spese militari fossero tagliate del 50%. Karamanlis (Kostas, ex primo ministro greco, ndr) ha rifiutato questa proposta”. Siamo nel 2009. A parlare è Daniel Speckhard, ambasciatore statunitense in Grecia. E a rivelare queste parole è Wikileaks, in un cablo non classificato, nemmeno oggi. Insomma, tra i tanti sorvegliati speciali dai servizi segreti americani, c’era anche la Grecia che, già nel 2009, stava pensando di ridurre le spese per far quadrare i conti. Alla fine, come detto, la proposta non passò: la spesa militare nel tempo è rimasta alta, anche per l’opposizione di vari organi internazionali, quegli stessi organi che oggi chiedono ad Alexis Tsipras (e ai governi precedenti) di tagliare altri capitoli di spesa.

IL DOCUMENTO
A riprova di quanto detto, un dossier pubblicato proprio in questi giorni dalla Nato e di cui La Notizia è venuto in possesso: la spesa militare greca nel 2014 ha assorbito il 2,2% del Pil (pari circa a 4 miliardi di euro). Esattamente come nel 2013. Certo, come ci dice Francesco Vignarca della “Rete per il disarmo”, “un taglio c’è stato. Si è passati dai 6 miliardi del 2009 ai 4 di oggi. Il punto però è il paragone con altri settori dove il taglio è stato più drastico, più importante. Il taglio sulla spesa militare non lo è stato. La Germania, che da cinque anni bastona sui conti greci, non ha mai chiesto di tagliare la spesa militare”. Non solo. Circa due settimane, era stata la Commissione europea ad avanzare la proposta di una risistemazione dei conti greci che prevedeva un taglio della spesa militare. Ma a bocciare la proposta ci hanno pensato prima il Fondo Monetario Internazionale e poi la stessa Nato, per bocca direttamente del segretario generale Jens Stoltenberg. Ma non è finita qui. Nella controproposta presentata ieri all’Europa da Tsipras, c’era un altro riferimento diretto alla spesa militare: taglio – questa l’intenzione del governo ellenico – di 200 milioni quest’anno e 400 milioni l’anno prossimo. Niente da fare: noi, ha detto Jean-Claude Juncker, non trattiamo più. Perlomeno fino al referendum. Insomma, continua Vignarca, “ci sono diverse istituzioni, nazionali e internazionali, che obbligano a non tagliare la spesa militare. E magari sono le stesse che dicono: tagliamo le pensioni, il welfare e via dicendo”.

IL RAPPORTO
Ma non è finita qui. È curioso, infatti, andare anche ad esaminare il rapporto pubblicato dalla Nato. Se infatti, in termini assoluti, ci sono Paesi la cui spesa militare è decisamente più alta rispetto a quella ellenica, è il rapporto con il Pil che lascia senza parole. Pochi, infatti, sono gli Stati che spendono, in relazione al prodotto interno lordo, più della Grecia. L’Italia si ferma intorno all’1%, per dire. La stessa Germania ha speso in armamenti l’1,2% del Pil nel 2014, la Francia l’1,8. Nessuno, insomma, investe (e spende) come la Grecia. Anzi, la spesa preventivata dai governi precedenti a quello di Tsipras aveva previsto, come detto, anche un ulteriore aumento per il 2015: il budget avrebbe toccato quota 4,2 miliardi, raggiungendo il 2,3%. La domanda, allora, è perché mai la spesa militare si mantenga così alta, nonostante la volontà greca di tagliare la spesa.

LA GERMANIA FA AFFARI
Proviamo a dare una risposta. Chi sono, chiediamoci ad esempio, i maggiori Paesi che fanno affari militari con la Grecia? Secondo i dati del ministero della difesa greco, tra gli altri, proprio la Germania. Strano? Forse no, se si pensa allo scandalo scoppiato tempo fa secondo cui al ministero della difesa greco venivano pagate mazzette (per 18 milioni) per “incoraggiare” l’acquisto di sottomarini Poseidon, carri armati Leopard 2A6 Hel, missili Stinger e i caccia F-15. Chi li produce? La Krauss-Maffei Wegmann. Tedesca, manco a dirlo.