Guerra di carta agli stranieri. Mai tanto odio sui giornali. Migranti trattati come untori per un pugno di copie

Su migranti e malaria stanno venendo fuori boiate pazzesche sui giornali che si stanno trasformando in una prosecuzione della politica

“Dopo la miseria portano le malattie” è il meraviglioso titolo della prima pagina di ieri su Libero. Il giornale di Feltri non è stato il solo a fare l’untore di odio, ben più efficace della zanzara spargi malaria che i migranti ci avrebbero portato chiusa in qualche valigia, perché tutti sappiamo che sui barconi nel Mediterraneo le valige che non viaggiano in stiva stanno sulle cappelliere. La libertà d’informazione e di opinione sono beni troppo preziosi per essere sacrificati all’ennesima provocazione, peraltro perfettamente riuscita, visto che Libero ieri è stato a lungo in cima alle parole più cercate su Twitter. La cagnara scoppiata sui social network ha mostrato plasticamente quanto funzioni mediaticamente – e di riflesso anche politicamente – bastonare lo straniero. Un gioco che spacca il Paese e che la destra con i suoi giornali sta cavalcando biecamente per nascondere di essere rimasta con poche idee e confuse su tutto il resto. Senza evocare dunque processi pubblici e censure da parte di Ordine dei giornalisti e tribunali, l’allarmismo e il ruolo divisivo di certa stampa è un tema che non si può più far finta di ignorare.

I giornali – si dirà – non li legge più nessuno e orientano poco l’opinione pubblica. Vero, ma fanno ancora da vasta cassa di risonanza e in ticket con internet e social riescono a radicare profondamente le convinzioni anche più becere, seppure prive di verifica e di supporto scientifico, come nel caso dell’affermazione che gli immigrati portano le malattie. Dunque è un errore sottovalutare l’effetto di certi messaggi sparati in prima pagina. Per evitare la deriva ci sono regole e organi di garanzia che però sono sistematicamente ignorati. E di questo passo prepariamoci a un aumento incontrollato di titoli e articoli sempre più sensazionalistici, come se  la cima alla quale vuole aggrapparsi una stampa in procinto di annegare nel mare sconfinato di Internet sia l’inseguimento alle fake news e non invece lo smascheramento delle bufale.

Tanti sfruttatori – A questo va aggiunto che molto del nostro giornalismo non è altro che una prosecuzione della politica con altri mezzi, e pertanto le informazioni sono trascinate senza alcun rispetto della correttezza pur di accontentare il lettore (o in questo caso è meglio dire l’elettore). D’altronde chi spende l’esosa somma di un euro e mezzo (o giù di lì) vuole sentirsi rassicurato da giornali che la pensino nello stesso modo, e dunque più si alza il tiro più si fidelizza il proprio orticello. Come non capire quei direttori che ogni mese devono fare i conti con il segno meno davanti al dato delle vendite? In questo modo però si sta vaccinando il Paese per resistere a ogni tipo di provocazione, alzando la soglia di indignazione o ignorando valori che dovrebbero essere radicati ma non lo sono, a partire dal rispetto delle persone, da dovunque arrivino e qualunque sia il colore della loro pelle. Possibile che i bravissimi direttori e i giornalisti rampanti alla ricerca quotidiana di visibilità non capiscano dove stanno portando il Paese? Considerato il loro valore non c’è dubbio che si rendano ben conto, ma di questo non gli freghi un piffero, così presi come sono dal guardare il loro orticello delle vendite o delle comparsate televisive. Così si va avanti con le firme “incendiarie” e oggi finisce in prima pagina una banalità come l’associazione tra malattie e immigrati, domani magari toccherà agli avversari politici, ai terroni o ai polentoni, finché l’odio non avrà sommerso quel poco di tolleranza che ci resta. Una nazione intrisa di cultura cattolica oggi è infatti attraversata da un rancore contro gli immigrati che non può essere giustificato solo dai gravissimi (ma tutto sommato pochi rispetto al totale) fatti di cronaca nera provocati da stranieri. Gli immigrati dunque sono stati utilizzati per i porci comodi di tanti che ci hanno lucrato grazie ai recuperi in mare, gli affitti di stamberghe a peso d’oro, la manovalanza a basso costo. Manca qualcuno di questi sfruttatori? Sì, manca la politica populista e purtroppo anche alcuni giornali e giornalisti.