La guerra delle monete. Banca centrale cinese svaluta ancora lo yuan e getta nel panico le Borse europee. La lezione: la crisi del Dragone non sarà affrontata come ha fatto la Bce

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Un colpo dietro l’altro. La Banca centrale cinese ha confermato di non voler più perdere tempo nel sostenere l’economia del dragone e stamattina ha abbassato dell’1,62% il valore di riferimento dello yuan rispetto al dollaro. E’ il secondo giorno consecutivo in cui l’istituto central di Pechino taglia in maniera decisa il valore della divisa nazionale. Una mossa che aiuterà le imprese cinesi, a forte svantaggio di quelle estere che esportano sul loro mercato. In tutta Europa sono i titoli del lusso quelli che stanno soffrendo maggiormente, trascinando al ribasso le piazza finanziarie. In forte rosso anche Milano che a metà mattinata perde quasi due punti e mezzo sull’indice principale Ftse Mib.

Ma la seconda svalutazione consecutiva dello yuan per ora fa sentire I suoi effetti in modo negative anche sulle Borse cinesi. Poche ore fa Shanghai ha chiuso la seduta in ribasso dell’1,06%. Ed è andata peggio alla Borsa di Shenzhen, che ha perso l’1,54%. Il timore è che la Banca centrale di Pechino sia intervenuta per arginare un quadro ben più negative rispetto a quello conosciuto, con un’economia data in crescita quest’anno del 7% (la metà rispetto ai parametric di appena qualche anno fa) e una netta contrazione dell’import ed export. L’ultimo dato sulla produzione industriale segna a luglio un +6%. Numeri che in Europa sono fantascienza, ma che in Cina significano un netto calo dei trend abituali.

In ogni caso il messaggio è chiaro: la crisi del Dragone – forte o fortissima che sia – non sarà affrontata con i pannicelli caldi o aspettando anni come ha fatto in Europa la Bce su ordine di Berlino. L’economia cinese vuole continuare a crescere e adesso il convincimento è che aspettare ad utilizzare la leva monetaria riprodurrebbe lo scenario visto in Europa, con Paesi come la Grecia tecnicamente falliti e altri come Spagna, Portogallo, Italia e Francia con i consumi ai minimi e il record storico di disoccupazione. Un quadro recessivo che solo dopo fortissime insistenze anche del presidente Mario Draghi la Bce ha cominciato a contrastare con un’azione di quantitative easing (immissione di liquidità monetaria) arrivata però a tempo quasi scaduto. Tanto che l’enorme massa di denaro (60 miliardi di euro al mese utilizzati per acquistare titoli pubblici e di debito) non riesce a trasformarsi in credito a un’economia reale tramortita da troppi anni di crisi.

Tornando in Italia I titoli che a metà mattinata stanno perdendo di più a Piazza Affari sono Moncler (-4,34%), Buzzi Unicem (-3,49%), Cnh Industrial (-3,48%), Finmeccania (-3,46%) e Luxottica (-3,43%).