Guerra sulle liste. A Roma la notte dei lunghi coltelli

di Giuseppe Cantore

Tutto in una notte. Colpo su colpo tra i partiti per accaparrarsi le ultime poltrone disponibili. Nel centrodestra non si è arrivato ancora ad un accordo, il tempo stringe e non è escluso che uno dei giocatori possa all’ultimo momento calare l’asso contro lo stesso sindaco “amico” Alemanno. Azione assai temeraria ma non impossibile. Chi sono i giocatori? Popolo della Libertà, Fratelli d’Italia e la Destra a cui si aggiungono altre componenti centriste, come quella di Mauro Cutrufo. Tutti dovrebbero appoggiare già dal primo turno il sindaco uscente, se tutto va bene. Ma la componente di Giorgia Meloni sta alzando le richieste sulle candidature.

La corda potrebbe spezzarsi e a quel punto la stessa ex ministro potrebbe scendere in campo. Ma come spesso accade nel Popolo della libertà la parola fine spetta sempre a Silvio Berlusconi che potrebbe spazzare via ogni velleità delle componenti minori con un semplice invito a non disperdere il voto. E allora addio ai sogni di gloria. Del resto è lo stesso Cavaliere che sta dettando i temi della campagna elettorale, puntando sulla cancellazione dell’Imu.

Tornando al duello finale, alla notte dei lunghi coltelli di Roma per trovare la quadra sulle candidature, tutti i partiti in lizza hanno già pronto un piano di fuga dalla coalizione di centrodestra.

In caso di mancato accordo, infatti, sarebbero state già preparate delle candidature di bandiera. Il termine per la presentazioni delle liste è stato fissato per oggi a mezzogiorno. Non un secondo di più. Quali sono cariche sono in ballo? Quelle dei candidati presidenti di Municipio, consiglieri comunali e municipali. Quali sono le regole della disputa? In teoria teorica dovrebbe pesare gli esiti delle ultime tornate elettorali, in questo caso quello le politiche di fine febbraio. Chi ha preso più voti sceglie per primo e avrebbe diritto a più poltrone.

In linea teorica appunto, ma in pratica è tutta un’altra partita. I contendenti oggi rivestono casacche diverse ma i protagonisti sono sempre gli stessi di sempre: Antonio Tajani, Gianni Sammarco e Francesco Giro per l’area ex Forza Italia, Andrea Augello per l’area ex An, Fabio Rampelli per Fratelli d’Italia e Francesco Storace per la Destra. Nella partita anche la componente di Alemanno, che malgrado rivesta la carica più importante sembra il più debole. Del resto dall’unità della coalizione dipende il buon esito delle Comunali. Lo sa bene l’ex ministro dell’Agricoltura che corre per la terza volta per il Campidoglio.

Nel 2006 perse rovinosamente contro Walter Veltroni correndo praticamente da solo senza alcun vero sostegno degli alleati. Nel 2008 vinse inaspettatamente contro Francesco Rutelli, grazie anche a una ritrovata unità in cui le mille anime della colazione si scoprirono amiche fraterne nell’intento di battere l’avversario di centrosinistra.

E contro ogni sondaggio Gianni ce la fece. Nel frattempo sono passati cinque anni e nonostante il maggioritario i partiti del centrodestra si sono moltiplicati. Sono cambiati anche i temi cruciali della campagna elettorale.

Oggi il sindaco ha provato a fare chiarezza: “Nel 2008, dai sondaggi emergeva che la preoccupazione più importante era la sicurezza, oggi il problema principale per i romani è la mobilità. Questo dimostra che un risultato sulla sicurezza c’è stato, visto che abbiamo avuto un calo di tutti i reati”. Come ad ammettere che sulla mobilità non c’è stato alcun risultato significativo.

Che forse sarà anche vero ma ammetterlo apertamente non porterà certo maggiori consensi. Il primo cittadino, più sciolto e spigliato del 2008 non manca nemmeno d’ironia. “E’ più difficile scalare il Campidoglio che il K2. Ed è anche meno divertente”.

Si potrebbe aggiungere che mettere tutti d’accordo sulla scelte delle candidature è meno facile che scalare l’Everest ma soprattutto è più pericoloso. Intanto si registrano le prime vittime come il consigliere uscente del Pdl di Giorgio Ciardi, delegato del sindaco alla sicurezza escluso dalla lista.

Dando uno sguardo a sinistra le liti interne non mancano di certo. Ieri Marchini se l’è presa con Marino. “Non sopporto il trasformismo – dice Alfio – Che un signore come Marino che è diventato senatore della Repubblica, perché è statocreato dal partito, candidato alle primarie e ha vinto con la corrente di unpartito, dichiari di dimettersi dal Senato e poi corre e vota contro il segretario che lo ha nominato…e poi dice «io son civico!» Perché ci si  deve nascondere?” Insomma la presentazione delle liste è sola una delle tante battaglie per le comunali di Roma in cui i veri avversari sono quelli più vicini, quelli che spesso condividono lo stesso simbolo.