I clan foggiani sono in guerra da anni ma lo Stato si sveglia soltanto ora. Minniti: la risposta sarà durissima

A Foggia è arrivato in fretta e furia anche il ministro dell’Interno, Marco Minniti, che ha annunciato provvedimenti immediati

Questa volta lo Stato non ha potuto fare finta di niente. La guerra tra i clan foggiani ha varcato i confini con l’uccisione di due contadini innocenti che hanno avuto la sfortuna di assistere all’esecuzione del boss Mario Luciano Romito e suo cognato Matteo De Palma. Uno scorrimento di sangue, quello che c’è stato ieri col quadruplice omicidio a San Marco in Lamis (Foggia), che non si è fermato al regolamento di conti interno alla malavita.

Tanto che oggi a Foggia è arrivato in fretta e furia anche il ministro dell’Interno, Marco Minniti, che ha annunciato provvedimenti immediati: “La risposta dello Stato sarà durissima”. Nella zona arriveranno 192 unità operative aggiuntive a quelle già presenti. Ci saranno anche 24 appartenenti al reparto Cacciatori di Calabria (reparto speciale dell’Arma dei Carabinieri con compito aggressivo). L’azione illustrata dal ministro si muoverà su tre direttrici: controllo del territorio, capacità investigative e uso di tecnologie moderne.

Nell’incontro con i sindaci in prefettura Minniti ha rivolto un invito ai primi cittadini: “Considero i sindaci fondamentali in questa battaglia di civiltà; che siano parte attiva in quella che deve essere una rivolta morale nel momento in cui muoiono due cittadini inermi e innocenti”. Per dimostrare che lo Stato è presente a Foggia c’erano anche il governatore della Puglia, Michele Emiliano, il viceministro Filippo Bubbico, il capo della polizia Franco Gabrielli e il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro.