I grandi spioni gettano nel caos la Lombardia. Adesso la Regione cerca di vendere in fretta e furia l’imbarazzante partecipazione nella Hacking Team

di Stefano Sansonetti

Adesso la Regione Lombardia cerca di vendere in tutta fretta quell’imbarazzante partecipazione. A quanto pare l’affaire Hacking Team, dal nome della società milanese che produce software spia e che nei giorni scorsi è stata oggetto di un clamoroso attacco informatico, sta creando non pochi imbarazzi ai vertici regionali, oggi rappresentati da Roberto Maroni. L’ultimissimo dettaglio, venuto alla luce soltanto adesso, è che il 6 luglio scorso, guarda caso il giorno stesso in cui si è venuti a conoscenza degli effetti devastanti prodotti dall’attacco informatico alla società, Finlombarda ha pubblicato un annuncio in cui manifesta la volontà di vendere il 100% di Finlombarda Gestioni sgr. Finlombarda, per inciso, è la finanziaria della Regione, che a sua volta controlla Finlombarda Gestioni. Quest’ultima, creata nel 2011 ai tempi di Roberto Formigoni, è una società di gestione di fondi mobiliari, attivata all’epoca per promuovere startup e imprese innovative. Ebbene, è proprio Finlombarda Gestioni ad avere in pancia il 26,03% della Hacking Team, la società milanese di sicurezza informatica che vanta come clienti Governi e Servizi segreti di diversi paesi del mondo (Italia compresa). Per carità, Finlombarda Gestioni, attraverso i suoi fondi,ha partecipazioni anche in altre società, dal venture capital al farmaceutico. Ma è chiaro che in questo momento la quota più “pesante” e allo stesso tempo “imbarazzante” è quella detenuta proprio nella Hacking Team. Nell’avviso pubblicato da Finlombarda, firmato il 6 luglio scorso, la finanziaria della regione Lombardia sollecita manifestazioni d’interesse di soggetti potenzialmente interessati all’acquisto di Finlombarda Gestioni. La concomitanza dell’annuncio e dell’esplosione del caso fa venire in mente ovvie domande: non è che la società regionale ha deciso di vendere la controllata, con dentro la “spinosa” partecipazione in Hacking Team, proprio nel momento in cui si è sentita la puzza di bruciato? Chissà. Di sicuro sul piatto rimane la domanda relativa ai motivi che all’epoca di Formigoni hanno indotto la società regionale a investire nella società di sicurezza informatica ora finita nella bufera. Ma le sorprese in questo delicatissimo caso sono tante. La Notizia, carte alla mano, ha già documentato come tra gli azionisti indiretti della Hacking Team ci sia anche l’ex ambasciatore Usa a Roma Ronald Spogli. Un ulteriore elemento che come minimo innesca una serie di interrogativi ai quali forse nei prossimi giorni qualcuno darà una risposta.

Twitter: @SSansonetti